martedì 31 luglio 2007

Per il merito e il rispetto delle regole


Poiché tutti i cittadini sono eguali, essi debbono poter accedere in modo eguale a tutti gli impieghi pubblici, secondo le loro capacità e senza altro criterio che quello delle loro virtù e dei loro talenti.




Anche la nostra Costituzione (una delle migliori al mondo se non ci mettono più le mani, diciamolo!) prescrive, all'articolo 97, che agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso, ma questo principio è oggi calpestato in modo vergognoso. Da un lato perché molti concorsi sono una farsa, da un altro perchè molti incarichi sono affidati fiduciariamente (cioè mediante una scelta non motivata dal merito professionale).
Questa situazione, oltre che far venire meno la fiducia dei giovani bravi e preparati in cerca di occupazione nel pubblico impiego, rischia di farci diventare come quei Paesi del terzo mondo, dove ingiustizia, corruzione e abusi di ogni genere sono la regola.
E' di oggi la notizia che in Kenia sono stati arrestati due cineasti italiani, accusati ingiustamente di contrabbando di armi (le armi erano di plastica e servivano per il film che stavano girando.
Leggete l'articolo del Corriere della sera: è allucinante!
Per questo è necessario che tutti noi chiediamo sempre il rispetto della Costituzione e dei nostri diritti fondamentali, che guardate un po', già dal 1789 in Francia erano stati individuati, noi ci abbiamo messo più tempo, ma ci stiamo mettendo molto meno per dimenticarli...

Puntualissima, a distanza di un giorno dal post, è arrivata la conferma delle conseguenze dello spoils system. Vi chiedo la pazienza di leggere questo articolo di Repubblica di ieri (ma la notizia è riportata da quasi tutti giornali anche oggi). Ricordatevi che ogni euro evaso lo paghiamo in più noi!!!

lunedì 30 luglio 2007

Autocitazione doverosa

Mi dispiace, questa è un'autocitazione (ma cos'è in fondo un blog ?) e sarà anche dura da leggere tutta.
Però i cittadini devono sapere, devono capire che quando si parla di fannulloni tra i pubblici dipendenti, quando si parla di sfascio nella pubblica amministrazione ci sono anche verità scomode che nessuno dice (nemmeno il prof. Ichino, che fa tanto il moralista, guarda un po'...).
Ripristiniamo il merito professionale e poi ne riparliamo.
P.S. guardate la data dell'articolo (1997), dopo dieci anni le cose sono diventate drammatiche...


Riforma della pubblica amministrazione e primato della politica.
In questi ultimi tempi, si sta facendo sempre più frenetica l’attività del legislatore al fine di riformare la pubblica amministrazione.
Qualcuno ha parlato di alluvione legislativa, qualcun altro ha parlato di Babele delle leggi. E così assistiamo a modifiche di modifiche di leggi appena sfornate con provvedimenti bis, ter, quater e via numerando.
Quando è iniziato il diluvio ? Se riflettiamo un attimo con la mente scevra da condizionamenti, ci si rende conto che i problemi sono iniziati proprio quando ci si proponeva di risolvere gli stessi problemi che, però, prima di questa azione pervicacemente autodistruttiva, erano di molto meno gravi.
Per circoscrivere il tema agli enti locali, il legislatore del 1990 aveva emanato una nuova legge sulle autonomie locali e sul procedimento amministrativo (la legge 142 e la legge 241) che, per prime, dopo diversi anni avevano codificato un sistema di separazione dei poteri tra programmazione, indirizzo e gestione; tale sistema, se perseguito coerentemente, avrebbe portato certamente al miglioramento continuo dell’attività amministrativa, istituendo un circolo virtuoso di responsabilità-professionalità dei pubblici funzionari.
Non è dato di sapere se il legislatore degli anni '90 lo abbia fatto con questa intenzione poiché alla separazione dei ruoli avrebbe dovuto conseguire anche il risultato della riduzione delle responsabilità (penali, civili ed amministrative) in capo ai politici del tempo, lasciando loro solo responsabilità politiche sanzionabili solo dagli elettori con il loro voto. E’ certo, però, che da quel momento i funzionari pubblici degli enti locali per la prima volta avrebbero risposto direttamente e da soli del loro operato davanti ai giudici amministrativi, contabili, penali ed anche civili.
Ricordo ancora il presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti che in un convegno ebbe a dire che non ci sarebbe stato più "l’ombrello dei politici" (sic!) a tutelare i dipendenti.
Successivamente, il legislatore ha proceduto incoerentemente sulla strada della separazione dei poteri con provvedimenti a volte ambigui, a volte contraddittori.
I primi ad essere interessati da questa schizofrenica attività sono stati i segretari comunali, e spesso in questi ultimi tempi ci siamo chiesti del perché di tale accanimento contro una categoria che, peraltro, aveva sempre dato prove non solo di alta professionalità, ma anche di responsabilità e senso del dovere. In realtà il disegno riguarda, come vedremo tutta la pubblica amministrazione.
E siamo arrivati alla questione della dirigenza e, più precisamente, alla questione della nomina dei dirigenti.
Sull’argomento ci sono due scuole di pensiero.
La prima afferma che gli incarichi devono essere affidati con metodi concorsuali e criteri di professionalità che premiano i meriti dei migliori, salva la possibilità di revoca in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi, previo l’utilizzo di neutrali sistemi di valutazione.
La seconda sostiene che gli incarichi di dirigenza sono affidati dagli organi politici sulla base dell’ intuitu personae, sono dunque di natura fiduciaria poiché l’organo politico elettivo ha un programma da rispettare che lo impegna verso i suoi elettori e la maggiore garanzia di realizzazione sarebbe offerta dal preporre agli incarichi di responsabilità persone di fiducia dell’eletto (da notare in argomento una considerazione che credo finora, nessuno abbia fatto, perché nominare intuitu personae il segretario comunale e privarlo poi da tutte le attività amministrative gestionali -salvo il caso della contestuale nomina a direttore generale- se è vero che la nomina fiduciaria si giustifica con la realizzazione del programma?).
La tesi della nomina fiduciaria, comunque, non ci sembra da condividere non tanto perché non possa funzionare o non sia un sistema realizzabile anche nel nostro paese (il prof. Stelio Valentini, in un recente convegno a Siena sui segretari comunali, ha ricordato che non bisogna mai dimenticare che nei paesi anglosassoni abitano, appunto, gli anglosassoni e non gli italiani).
Questo sistema potrebbe anche funzionare, però con una serie di modificazioni sostanziali.
Anzitutto, occorrerebbe rinunciare alla separazione dei ruoli tra politica e gestione che è inconciliabile con la nomina fiduciaria del dirigente da parte del politico (lo ha ricordato sempre il prof. S.Valentini). Credo che sia sotto gli occhi di tutti l’incongruenza madornale di un dirigente nominato fiduciariamente che poi non faccia di tutto per accontentare il suo amministratore politico anche nelle scelte gestionali, scelte magari non proprio tecnicamente ineccepibili.
E’ vero che il governo, tramite i suoi esponenti, ha sempre affermato che questo sistema fa affidamento sul senso di responsabilità degli organi politici, ma con questo vogliamo dimenticarci completamente il passato e la provenienza di certi uomini politici ?
La natura umana è debole, come sappiamo tutti, è per questo che occorre trovare delle garanzie che non portino il sistema ad aberrazioni devastanti.
In effetti, la separazione dei ruoli è una sacrosanta intuizione che sarebbe veramente la giusta garanzia del miglioramento della qualità dell’attività amministrativa (si veda sull’argomento il bellissimo e chiarissimo saggio di Carlo Saffioti "Politica e gestione. Distinguere i ruoli a garanzia della qualità dell’attività amministrativa" in Rivista del Personale dell’Ente locale nov.dic. 1998, p.781) e, quindi, tale distinzione è irrinunciabile per una giusta riforma della pubblica amministrazione.
Del resto anche Luigi Einaudi, in occasione di un discorso sulla riforma della giustizia fiscale, aveva affermato che non ci poteva essere una vera equità fiscale se i funzionari pubblici non fossero stati preparati professionalmente, indipendenti e al servizio dei cittadini. L’indipendenza del funzionario è quindi un bene da difendere perché è garanzia che la sua professionalità si esplicherà in modo obiettivo per il bene di tutti i cittadini e non solo per la parte politica temporaneamente al potere.
Insomma o si crede al principio di separazione o si crede all’incarico fiduciario. Il legislatore deve scegliere, è in gioco il destino della pubblica amministrazione.
Altrimenti, si è autorizzati a pensare che ci sia un trucco.
E il trucco è anche semplice da scoprire: la separazione dei ruoli serve ai politici a non avere dirette responsabilità da difendere davanti alle corti di giustizia, nello stesso tempo la politica è protagonista in tutt’e due i ruoli, sia di programma sia di gestione, conservandosi una sorta di potere vitae necisque sui dirigenti e realizzando in tal modo quel primato della politica tanto caro a coloro che governavano ante operazione mani pulite (ormai caduta nell’oblio).
Nell’ultimo numero della rivista Micromega, lo scrittore Andrea Camilleri ricorda come, secondo un politologo francese, l’obiettivo della sinistra sia quello di realizzare effettivamente la libertà, l’uguaglianza ed il diritto e che la sinistra al potere farebbe meglio ad operare per la riqualificazione della politica piuttosto che per il primato di essa che non deve essere l’obiettivo di una società civile.
Mi permetto, infine, di richiamare, sommessamente, un verso del Sommo Poeta a beneficio di quanti, studiosi e cultori del diritto oggi, a giustificazione di irrazionali scelte del legislatore, affermano che il mondo è cambiato e bisogna comunque adeguarsi: "Considerate la vostra semenza, fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza".
dal sito www.lexitalia.it luglio 1997

domenica 29 luglio 2007

Un eroe borghese




Il mese di luglio è il mese della mattanza...
Mi spiace essere così crudo, ma è la realtà dei fatti. In questo mese, oltre alla strage di via Amelio, si dovrebbe ricordare la morte di un'altra persona onesta e solitaria.
Giorgio Ambrosoli.
Vi lascio ad un articolo di Giorgio Bocca di due anni fa, nel quale si racconta (sicuramente molto meglio di come potrei farlo io) la storia di questo eroe italiano.

dalla lettera alla moglie Anna in data 25/2/1975:
"Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo che saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto. Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa".

lunedì 16 luglio 2007

I furbi e i fessi


Domani parto per un breve periodo di vacanza e non avrò voglia di venire sul web almeno fino al 28 luglio.
Vi lascio perciò un altro elemento di riflessione sulla società italiana.

Capitolo I. - Dei furbi e dei fessi

1. I cittadini italiani si dividono in due categorie: i furbi e i fessi.

2. Non c'è una definizione di fesso. Però: se uno paga il biglietto intero in ferrovia, non entra gratis a teatro; non ha un commendatore zio, amico della moglie e potente nella magistratura, nella Pubblica Istruzione ecc.; non è massone o gesuita; dichiara all'agente delle imposte il suo vero reddito; mantiene la parola data anche a costo di perderci, ecc. questi è un fesso.

3. I furbi non usano mai parole chiare. I fessi qualche volta.

4. Non bisogna confondere il furbo con l'intelligente. L'intelligente è spesso un fesso anche lui.

5. Il furbo è sempre in un posto che si è meritato non per le sue capacità, ma per la sua abilità a fingere di averle.

6. Colui che sa è un fesso. Colui che riesce senza sapere è un furbo.

7. Segni distintivi del furbo: pelliccia, automobile, teatro, restaurant, donne.

8. I fessi hanno dei principi. I furbi soltanto dei fini.

9. Dovere: è quella parola che si trova nelle orazioni solenni dei furbi quando vogliono che i fessi marcino per loro.

10. L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi che non fanno nulla, spendono e se la godono.

............. continua .........

Queste frasi, che continuano con altri capitoli, non sono state scritte da me, ma fanno parte di un saggio scritto e pubblicato a Firenze da Giuseppe Prezzolini nel 1921 che si intitola "Codice della Vita Italiana".

Grazie al sito di Alberto Siena è possibile leggerlo anche qui, in internet.

Credo che pur essendo un pamphlet molto sintetico, abbia centrato alcune caratteristiche del popolo italico, che, a ben vedere, sono state stigmatizzate anche in tempi abbastanza lontani dai nostri. Eppure leggendolo si potrebbe dire che sia stato scritto ai giorni nostri, magari da Gian Antonio Stella,piuttosto che da Marco Travaglio o da Oliviero Beha oppure da Beppe Grillo.

Che ne pensate ? Fa riflettere, vero ?

domenica 15 luglio 2007

Una persona speciale: Donato Menichella


Oggi voglio parlarvi di una persona davvero speciale, non è più tra noi, ma è necessario conoscere la sua biografia e la sua attività. Vi ho già parlato di altri grandi italiani del secolo scorso che meritano il nostro perenne ricordo e la nostra riconoscenza, ma di Menichella bisogna parlarne più dettagliatamente perché il suo esempio, sebbene meno conosciuto, non è da meno.
Credo sia opportuno che, soprattutto, i giovani sappiano chi fosse Donato Menichella.
Egli è stato volutamente dimenticato dai nostri rappresentanti politici come dai suoi ex colleghi perché rappresenta un esempio di vita molto, ma molto scomodo.
Vi anticipo solo qualche battuta sul materiale che troverete sui link che vi ho indicato, ma ci sono altri siti con tesi di laurea ed altro su di Lui.
Menichella fu il Governatore della Banca d'Italia che con la sua politica economica, portò l'Italia del dopoguerra tra i Paesi più industrializzati del mondo, fece vincere alla LIRA l'oscar mondiale per la miglior valuta mondiale (avete letto bene!) nel 1960, il premio fu assegnato dal Financial Times, ma nello stesso anno lasciò la carica di Governatore per motivi di salute e fu nominato Governatore onorario. L'anno successivo il Financial Times conferì a Menichella l'Oscar come most successful central banker per il 1960.
Si autoridusse lo stipendio quando era direttore generale dell'IRI e chiese che gli riducessero la pensione di Governatore, praticamente alla metà, giustificandosi così: 'Ho verificato che da pensionato mi servono molti meno danari!'.
Infine, quando gli venne proposto di essere eletto Presidente della Repubblica o ministro del tesoro o altre cariche, declinò cortesemente ogni proposta perchè ritenne che il riserbo fosse il suo ultimo dovere di Governatore.
Questo è solo un invito ad approfondire la storia della sua vita, dei suoi esempi e a riflettere su una semplice considerazione. Se ci fossero stati tanti Menichella, anche negli anni successivi alla sua morte (1984, non stiamo parlando di secoli fa!) come potrebbe essere oggi l'Italia ? E, soprattutto, ci sono nel nostro tempo contemporaneo, tracce del suo esempio nella politica, nell'economia e nell'agire sociale dei nostri rappresentanti e dei nostri funzionari pubblici ?

giovedì 12 luglio 2007

La repubblica dei cittadini


Forse non tutte le speranze sono perse.
Ho trovato una zattera alla quale aggrappare la voglia di cambiare in meglio il nostro Paese.
Non ditemi che sto sbagliando e che sono tutti uguali, non deprimete il mio ottimismo.
E voi Cittadini, non illudete la gente, andate fino in fondo, avrete il mio sostegno.
La considerazione, questa sì davvero triste e disillusa, direi ormai disincantata, è che ad ormai più di duecento anni dalla rivoluzione francese, ci sia ancora bisogno di affermare i valori di libertà, uguaglianza e fratellanza.
Diventiamo Cittadini della repubblica dei cittadini

giovedì 5 luglio 2007

TIREMM INNANZ


Oggi vorrei riaffermare un principio per me importante, per la serie "schiena dritta".
E' meglio rifiutare un bel lavoro e ben retribuito che essere costretto, in cambio, a rinunciare ai propri principi morali.
Semplice, vero?
Credo che sia allo stesso tempo semplice come concetto, quanto difficile nella sua attuazione.
Succede oggi anche questo al sottoscritto e cerco di resistere nel migliore dei modi, ringrazio soprattutto le mie figlie e mia moglie che con il loro sguardo ed il loro affetto mi confortano nelle mie scelte.
P.S.
La frase "Tiremm innanz" è emblematica di questo principio, pronunciata sicuramente in circostanze molto più drammatiche di quelle vissute da chi scrive, perchè è stata pronunciata da un patriota milanese durante l'occupazione austriaca del Lombardo-Veneto e dopo le 5 giornate di Milano: si chiamava Amatore Sciesa e venne fucilato (come si vede nell'immagine del post) perchè non aveva voluto tradire i suoi compagni.

domenica 1 luglio 2007

Settimana di vacanza a Maratea


Ebbene si! Dopo mesi di lavoro indefesso (lasciate da parte le facili ironie...), siamo riusciti a fare una settimana di vacanza. Diciamo che sono stati 5 giorni di viaggi su e giù anche per i cimiteri e 3 giorni di mare vero e proprio, comunque eravamo liberi... e il posto a giugno è ancora bello.
Nel frattempo è successo di tutto: Veltroni distribuiva miele e nutella a Torino, lo scalone è diventato come una scalata alle tre cime di Lavaredo, D'Alema ha detto che anche se ci fossero i soldi non li spenderebbe per lo scalone (alla faccia del programma dell'Ulivo!), la prof. di Palermo per fortuna è stata assolta (c'è un giudice anche a Palermo oltrechè a Berlino) ed è stato sventato un attentato micidiale a Londra... Ma in che razza di mondo viviamo ?
Per di più in vacanza (se così si chiama) mi sono portato duelibri: "La Casta" di Rizzo e Stella e "Italiopoli" di Oliviero Beha (quest'ultimo poco conosciuto e direi stile terminator di tutta la classe politica, destra, sinistra e centro).
Ma sarò masochista o no ?
P.S. se non l'avete ancora fatto andate a firmare per il referendum sull'abrogazione della legge elettorale, sta passando completamente sotto silenzio perchè vogliono controllare tutto, anche la rappresentanza elettorale. Svegliamoci!