lunedì 22 dicembre 2008

Buon Natale a tutti.

La "Tregua di Natale" iniziò la vigilia di Natale del 1914, durante la prima guerra mondiale, quando i soldati tedeschi iniziarono a decorare la zona attorno alle loro trincee, nella regione di Ypres (Belgio), per il Natale. Cominciarono mettendo delle candele sugli alberi, quindi continuarono le celebrazioni cantando canzoni natalizie. I soldati britannici nelle trincee sull'altro lato del fronte risposero intonando canzoni natalizie in inglese.
I due schieramenti continuarono scambiandosi a voce degli auguri natalizi. Subito dopo ci furono inviti a incontrarsi nella "terra di nessuno", dove avvenne lo scambio di piccoli doni: whisky, brandy, sigari, cioccolata e simili. L'artiglieria nella regione restò muta quella notte.
La tregua permise inoltre il recupero delle salme dei soldati caduti. Si svolsero delle vere e proprie cerimonie di sepoltura, nelle quali soldati di entrambe le parti piansero assieme i compagni morti.
In un funerale nella "terra di nessuno", soldati tedeschi e britannici si riunirono assieme per leggere un passo del Salmo 23:
« Il Signore è il mio pastore, non mi fa mancare nulla. Su prati verdi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce.
Il Signore mi dona nuova forza, mi consola, mi rinfranca. Su sentieri diritti mi guida, per amore del Suo nome.
Anche se andassi per una valle oscura non temerei alcun male perché Lui è con me.»
La tregua si estese ad altre zone del fronte, ed esiste anche la storia di un incontro di calcio tra soldati scozzesi e sassoni, che terminò quando la palla andò ad urtare un tratto di filo spinato rompendosi.
In molti settori la tregua durò per tutto il giorno di Natale, ma in alcune zone continuò fino a Capodanno. Alla tregua presero parte sia i soldati che i loro sottufficiali e ufficiali.
Ci vuole poco per poter provare a cambiare le cose ... basta un po' di iniziativa e buona volontà da parte di tutti noi.
Anche nel nostro piccolo vivere quotidiano possiamo avere speranza di migliorare la vita e la qualità del rapporto con il nostro prossimo.
Buon Natale e un Migliore Anno Nuovo.

martedì 2 settembre 2008

Dal Corriere della sera del 2 settembre





La penso esattamente come l'autore di questo articolo di fondo apparso sul Corriere della sera di oggi.


Se quel treno non fosse mai arrivato a Roma e fosse stato fermato in campagna, circondato da un battaglione di soldati in assetto di guerra e i criminali fossero stati catturati e messi in condizione di non nuocere più, oggi saremmo tutti più liberi, ma la libertà non ha prezzo perché è merce rarissima...




DUE PESI E DUE MISURE
L'impunità calcistica
di Claudio Magris
Perché né terroristi né bande di rapinatori né gruppi di vituperati zingari, grazie a Dio, non attaccano apertamente i treni, picchiando selvaggiamente i passeggeri e obbligandoli a scendere, causando gravissimi danni a persone e a cose? Perché i seguaci di nessuna setta religiosa, a differenza dei beoti adoratori di una squadra di calcio, non sfasciano, nell'entusiasmo per il loro dio, bar e negozi, rovinando economicamente i loro proprietari e le loro famiglie? E perché, invece, i cosiddetti tifosi, ultrà o come si vogliono chiamare i violenti che escono da uno stadio lo fanno periodicamente?
La ragione è semplicissima: perché i primi verrebbero immediatamente perseguiti e costretti a pagare le conseguenze dei loro atti, mentre invece i secondi, i criminali travestiti da tifosi, possono farlo, sanno di poterlo fare, sanno che nell' epoca moderna lo stadio ha sostituito la chiesa quale asilo per i delinquenti; sanno di restare impuniti o di pagare pene irrisorie per i loro gravi e imbecilli reati. Se una banda di zingari si impadronisse di un treno o se nostalgici delle Brigate rosse devastassero la stazione di Milano, sarebbero perseguiti con adeguata durezza. Se chi negli anni scorsi, come accaduto, ha causato gravissime lesioni a pacifici cittadini, magari provocandone la morte, fosse ancora in galera, nessuno si abbandonerebbe più a tali atti bestiali. Se chi ha distrutto un esercizio pubblico fosse condannato a pagare i danni fino all'ultimo centesimo, venendo così pesantemente e giustamente penalizzato nella sua esistenza, nessuno si scatenerebbe contro persone e cose. Non capisco proprio perché se aggredissi o danneggiassi qualcuno per conto mio sarei chiamato a pagarne di persona, mentre se lo facessi urlando slogan calcistici godrei di una sostanziale impunità.
È giusto, doveroso punire violenze di rapinatori e terroristi, ma occorre punire ancor più duramente chi delinque in nome di una squadra di calcio, con l'aggravante dei motivi futili e abbietti, perché accoltellare qualcuno in nome della Triestina o della Juventus è ancor più spregevole che farlo in nome di qualsiasi ideologia politica. In Inghilterra i delinquenti dello stadio, individuati con un intelligente lavoro di infiltrati, sono stati pesantemente puniti e il fenomeno criminoso è grandemente diminuito.
Si parla tanto di soldati per reprimere la piccola criminalità; è il caso di impiegarli contro questa media e peggiore criminalità, tenendo presente che, se si fanno intervenire i soldati e non le Orsoline è perché reagiscano alle violenze da soldati e non da Orsoline. Psicologi e letterati si affannano a spiegarci che chi spacca la testa di un altro in nome del calcio lo fa perché ha i suoi problemi psicologici, i suoi disagi interiori. È vero, ma ciò vale per tutti; anche i serial killer, gli stupratori, i rapinatori hanno evidentemente i loro problemi e forse non sono stati amati abbastanza dalla mamma. Non è una buona ragione per lasciarli uccidere o stuprare.
Se le violenze del calcio continueranno — e continueranno — sarà perché e soprattutto perché le autorità preposte a garantire in generale la sicurezza dei cittadini, in questo caso decidono, chissà perché, di lasciar correre, di non tutelare i cittadini, diversamente da quel che accade nei confronti di altri malviventi. Ogni governo, sinora, sotto questo profilo, si è comportato irresponsabilmente; ha lasciato fare e certo lo farà ancora.
02 settembre 2008

sabato 23 agosto 2008

Olimpiadi, libertà, equità, moralità...e dove sono finite Zeng JinYan e sua figlia???



Stanno per finire, meno male!
Le ho seguite poco, queste Olimpiadi. Agosto, mese di lavoro per me.
Per fortuna, le ho seguite poco perché mi pare di capire che le incazzature sarebbero state di prammatica.
Mi riferisco a tutte le medaglie e i piazzamenti che abbiamo perso per "errori" di valutazione di arbitri e giudici, nelle diverse discipline sportive.
Si potrebbe parlare di complotto contro l'Italia, oppure di preferenze per il Paese ospitante, se non fosse che non è elegante.
Però qualche volta bisogna anche parlar chiaro.
In fin dei conti l'Italia è un piccolo Paese, ormai quasi isolato politicamente, senza materie prime. La lingua italiana è parlata solo da noi, insomma non abbiamo le qualità e i titoli di altri Paesi. Guardate il medagliere delle Olimpiadi, ai primi posti sono le Nazioni più forti economicamente, chissà perché...
Abbiamo avuto, però, una piccola soddisfazione. Abbiamo superato la Francia e questo, credetemi, non gli andrà giù in nessun modo.
Inoltre, stasera ho scoperto che prima delle Olimpiadi i cinesi hanno fatto sparire una blogger cinese di nome Zeng JinYan (nella foto).
La vita senza libertà e democrazia è intollerabile.

giovedì 14 agosto 2008

DJERBA - TUNISIA



Quest'anno vacanze in Tunisia.
Siamo stati bene, mare bello, acque caldissime, sole e caldo alla grande, poca umidità. Insomma condizioni ideali per una vacanza al mare.
La sorpresa sono stati i tunisini, però.
Gentili, bravi, ospitali e accoglienti a volte troppo, in modo imbarazzante.
Orientati, diciamo, naturalmente al turismo ed al commercio.
Una vacanza rilassante e da consigliare a chi vuole vedere una cultura diversa dalla nostra (il mondo musulmano) senza rischiare la cd. ghirba...
La cosa più esaltante che ho scoperto è che in Tunisia, l'istruzione scolastica è gratuita per tutti. Il Governo, prima con Burghiba e ora con Ben Alì, investe molto sui giovani e il turismo. Quindi, devono studiare tutti ed almeno due lingue, oltre al francese ed all'arabo (le due lingue ufficiali).
Molti giovani sono laureati in economia, lingue, commercio internazionale ecc.
Quanto abbiamo da imparare anche dai tunisini...

mercoledì 2 luglio 2008

INGRID BETANCOURT LIBERA, FINALMENTE!

Ingrid Betancourt finalmente libera, è stata liberata oggi con un'azione militare assieme ad altri ostaggi.
La notizia è stata diffusa dal governo di Bogotà.
Sono contento, ogni tanto qualche buona notizia. speriamo che sia l'inizio di altre buone notizie. Oggi siamo tutti un po'più liberi.

Ingrid, noi ti aspettiamo e vicini ci avrai. Libertà non avremo finché tu non l'avrai...
Francesco Guccini cantava così per Ingrid, commovente, assolutamente commovente.

domenica 22 giugno 2008

Alla ricerca del tempo perduto...

Mia figlia Rita, ogni tanto mi sorprende.
Ieri mi ha inviato, senza dirmi nulla, questo video da Youtube...
Stamane l'ho trovato nella mia casella di posta elettronica e mi ha fatto piacere, molto.
So che lo ha fatto perché ha rispetto della nostra storia e dei nostri ideali e la ringrazio per questo.


Per rispondere non posso fare altro che farle ascoltare quest'altra canzone di Claudio Lolli, grande poeta. Vent'anni!

venerdì 20 giugno 2008

"Come a Cassano " (Antonio)

Non so come finirà l'avventura della nazionale di calcio italiana agli europei, però è un fatto che nella selezione c'è un personaggio particolare che forse l'aiuterà a vincere.
Un giocatore che sono sicuro apparterrà per sempre alla storia del calcio.
Ho detto "giocatore" non calciatore perché Antonio Cassano gioca a calcio, si diverte, non fa fatica. Per lui è come respirare aria pura.
Ha fatto tanti errori ed ha qualche eccesso caratteriale che finora non gli ha portato bene, anzi. Ma mi sembra che ci sta lavorando molto bene ed è ancora giovane, può solo migliorare con il carattere.
Quanti uomini maturi, arroganti, maleducati, violenti e assolutamente incapaci di avere relazioni umane decenti, conosciamo invece? Gente così, che ne avrebbe di autocoscienza da fare, ma che non si sogna nemmeno di guardarsi allo specchio per porsi alcune elementari domande e, forse, le relative risposte -se date onestamente- potrebbero aiutarli a vivere meglio...

Ma eccovi un "corto" su Cassano e la sua Bari veramente bello e commovente...
Si intitola "Come a Cassano". Buona visione.

giovedì 19 giugno 2008

Mai dire mai

Mi è venuta nostalgia del blog.
Scrivere ogni tanto qualcosa è bello e ho visto che ogni tanto arriva qualche nuovo viaggiatore dello spazio virtuale.
Devo salutare anzitutto tutti i miei visitatori e compagni di avventura che hanno lasciato un commento.
Grazie a tutti. Credete non è semplice trovare sempre qualcosa da esprimere sulla realtà che ci circonda, soprattutto quando la realtà supera la fantasia.
E allora spesso viene voglia di stare in silenzio, forse attoniti ma non vinti, a guardare, a riposare, non a subire però. No, perché come dico da altre parti in questo blog, la libertà può e deve essere anche solo una condizione dello spirito. Se uno è libero dentro non subisce mai. Nemmeno le violenze fisiche più inaudite.
Vi lascio una canzone che, più di una canzone, è pura poesia. La conosco da quando ero ancora un bambino e me la porterò per sempre nella memoria, assieme al grande Faber.


domenica 18 maggio 2008

Anche l'ultimo post è difficile...


Un anno fa circa, il 24 maggio, feci il primo post di questo blog e non sapevo ancora dove volevo andare a parare.

Avevo un'esigenza personale all'inizio. Quella di sfogarmi di tante cose che avevo dentro, che mi urlavano dentro. Cose che vivevo tutti i giorni e che, forse, non sopportavo più e avevo bisogno di dirlo, di comunicarlo al mondo. Forse per trovare solidarietà, condivisione, comprensione e dialogo.

Sono passati dodici mesi, velocemente e intensamente. Ho cambiato lavoro, casa e prospettive. E' cambiato il Governo di questo amato/odiato Paese, il prezzo del petrolio è salito alle stelle, l'opposizione è sparita, è cominciata la caccia all'immigrato, al rom. L'informazione e la libertà di espressione sono, forse, in pericolo, ma lo erano anche un anno fa.

Sinceramente, credo che ci stiamo assuefacendo al male e al peggio dei nostri vizi umani.

Un anno fa si parlava di bullismo nelle scuole come casi isolati, oggi è ormai una non-notizia: almeno un paio di volte la settimana si legge qualcosa sui giornali.

In Campania, succede di tutto e di più, comprese le rappresaglie nazi-camorriste contro i campi rom e lo Stato lascia fare,

In Sicilia, ragazzi dai 15 ai 18 anni, italiani (non extracomunitari, si badi), uccidono barbaramente, confessano e poi chiedono al magistrato:"Ora che ho detto tutto, posso andare a casa?"

Al nord, altri omicidi e altre tragedie e poi il 60% delle aziende non sono in regola, per il lavoro nero e per la sicurezza. In Italia la percentuale del lavoro nero è quasi del 30% e ogni anno tra tasse, contributi previdenziali e altro si evadono più di 120 miliardi di euro (le stime sono fatte dall'Ocse per difetto e non comprendono il giro d'affari delle organizzazioni criminali).

C'è poco da dire, mi sembra che ce ne sia d'avanzo!

Stamani piove a dirotto (sono le 6.30) ed il tempo non induce all'ottimismo, però vi assicuro che non ho più voglia di continuare, per una serie di motivi.

Anzitutto, ci sono molti blog di denuncia e di informazione libera, molto migliori del mio e sono aggiornati più frequentemente.

Poi, credo che, esaurita la funzione terapeutica che il blog ha avuto per me e constatato che siamo sopraffatti dal male, ritengo solo un esercizio sterile e masochistico ripetere su questo blog quanto si può trovare, in qualità migliore di questa, su altri siti.

Dunque, dopo un anno di vita, questo blog chiude anche se lo lascerò in rete senza cancellarlo, almeno per ora (nulla è definitivo a questo mondo).

Auguri a tutti, ne abbiamo bisogno!

mercoledì 14 maggio 2008

Lettera aperta dei bloggers italiani al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.

Caro Presidente,
Viviamo in un momento della storia italiana in cui è necessario ricordare e riaffermare principi che sono essenziali per i diritti umani e che sembravano ormai conquistati e parte della nostra società.
In particolare, ci sembra, in questi ultimi giorni, che il diritto all'informazione ed a manifestare, apertamente e liberamente, il proprio pensiero sia messo in pericolo da atteggiamenti repressivi di organismi e potentati politici e tecnocratici che vorrebbero impedire qualsiasi forma di critica e di discussione su persone che rappresentano istituzioni pubbliche, mentre per il solo fatto che costoro sono in quella posizione, essi dovrebbero essere al di sopra di ogni sospetto.
Se questi uomini politici si sentono diffamati dai giornalisti liberi, diciamo loro che ci sono rimedi giuridici offerti dal codice civile e penale per tutelarsi, ma sarebbe grave che, senza accertare la verità dei fatti denunciati dal giornalista, questi venisse preventivamente allontanato ed impedito dell'uso dei mezzi di informazione, come purtroppo è già successo in passato con giornalisti del calibro di Enzo Biagi,
Ricordiamo a noi stessi che in Italia l'art. 21 della Costituzione tutela la libertà di espressione e dichiara che la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Per questo, signor Presidente, ci rivolgiamo a Lei affinché non permetta che la Costituzione venga disattesa.
Siamo cittadini di uno Stato democratico, vorremmo che rimanesse tale.
Grazie!

Chiunque lo ritenesse, può copiare e incollare sul suo blog questo post.
Credo sia importante farlo circolare.

sabato 10 maggio 2008

PEPPINO IMPASTATO



Il nove maggio 1978, giorno del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro a Roma, a Cinisi (PA) veniva ucciso dalla mafia il grande Peppino Impastato. Eroe siciliano, partigiano della libertà dalla mafia, lasciato solo allora e oggi quasi dimenticato.
Se non fosse per il bellissimo film di Marco Tullio Giordana del 2000 (ci sono voluti 22 anni!) I cento passi, interpretato dal bravissimo Luigi Lo Cascio, forse a conoscere la storia di Peppino sarebbero rimasti in pochi.
Quando lo rivedo e quando sento questa canzone dei Modena City Ramblers io mi commuovo sempre...
Guardate il bellissimo video.


E la poesia scritta dai suoi amici e cantata da CARMEN CONSOLI non è da meno.

E per chi volesse conoscere meglio Peppino ecco il suo sito.

Grazie Peppino, spero di poterti incontrare e abbracciare prima o poi...

mercoledì 7 maggio 2008

W la satira...

Dati i tempi dobbiamo ripescare negli archivi delle vecchie gags satiriche di Corrado Guzzanti, perché per il momento (e per i prossimi anni a venire) di nuove possibilità di satira non ne vedo proprio...
Facciamoci due belle, amare risate e pensate che sono state ideate nel 2002, sei anni fa, ma sempre attuali:



e ancora, IL PIANO ORIGINALE, MITICO CORRADO!!!



La bomba finale:

martedì 6 maggio 2008

Le mani sulla città

Il titolo del post è lo stesso di un celebre film di Franco Rosi del 1963. Il film trattava un tema molto interessante e all'epoca ancora poco conosciuto, quanto di forte impatto sociale.
Il tema dei palazzinari è giunto ai nostri giorni ancora fresco e di grande attualità come allora.
La trasmissione di Report su Raitre del 4 maggio scorso mi ha fatto riflettere su come è stato rovinato il territorio da nord a sud, insomma in tutte le regioni d'Italia.
Di questa situazione hanno grande responsabilità anzitutto gli amministratori locali, sindaci ed assessori, poi i tecnici urbanisti, architetti e ingegneri (ne ricordo uno che avevamo soprannominato "metrocubo" perchè parlava solo di quello) che hanno avallato decisioni scellerate e motivate spesso solamente dalla sete di denaro.
Del resto che ci vuole? E' semplice moltiplicare i soldi investiti nei terreni.
Si acquistano terreni agricoli a volore commerciale bassissimo, poi si fanno approvare (non chiedetemi come perché lo sanno anche i bambini dell'asilo) dei piani regolatori che li rendono edificabili, perché, si sa, c'è sempre bisogno di case, di capannoni e di ipermercati. Non solo, se per caso il terreno agricolo che viene trasformato in edificabile non ha una cubatura sufficiente (cioè un indice di edificabilità abbastanza remunerativo), si chiede una variante specifica all'amministrazione comunale, per aumentarne l'edificabilità e, quindi, il valore. In fin dei conti così ci guadagna anche il Comune che incassa più oneri di urbanizzazione (che si pagano in base ai metri cubi edificati), ma il costruttore magari raddoppia, triplica, quadruplica il guadagno ed il futuro acquirente della casa si trova ad abitare in un alveare degradato e senza servizi.
Ma che problema c'è? E' quasi un'opera di bene, Si fanno più case, che sono necessarie e si costruiscono più strade, acquedotti, fognature eccetera. In altre parole si sfrutta meglio il territorio. Ma tutto questo potrà andare avanti all'infinito?
E. soprattutto, che fine fa tutto questo plusvalore dei terreni?
Si diminuiscono i prezzi delle case? Non ci risulta!
Si costruiscono scuole, asili nido, ospedali, case di riposo e infrastrutture varie per una migliore qualità della vita? Non mi pare!
Si fanno regali agli amici? Chissa...
Nel frattempo sappiamo che il 50% delle società, comprese quelle immobiliari sono in perdita e non pagano tasse.
In tutte le grandi città italiane ci sono storie di piccoli impresari edili, poi imprenditori, diventati grandi industriali e, sempre più in alto, qualcuno è diventato anche un grande statista, governatore di popoli, ma anche nelle più piccole città si fanno affari e credo che ogni cittadino possa verificarlo personalmente.
C'è del marcio in Danimarca ? Non lo so, so però che in Italia ci sono molte cose che non quadrano e non mi piacciono affatto.

sabato 3 maggio 2008

Suor Ilaria


Tra le persone che voglio ricordare in questo sito, per la loro vita e per le cose che hanno fatto in vita (e che potranno ancora fare), c'è questa suora.

Una persona semplice ed allo stesso tempo di grande spessore umano.
Una vita per gli altri e per il bene.
Non è facile parlare di suor Ilaria Meoli, chi l'ha conosciuta, poco, come me, ha l'amaro in bocca di non aver avuto la possibilità di conoscerla più a fondo e di non poter parlare ancora con lei.

Rimpianto e rammarico, perché è morta giovane, in Africa, in missione. Fra quindici giorni avrebbe compiuto 38 anni! E' morta mentre stava lavorando ad un grande progetto, un ospedale per i bambini del Centroafrica, quei bambini che voleva aiutare a soffrir meno.

Rimane però la felice memoria per una persona appassionata della vita, con una grande fede in Dio e con il sorriso nel cuore.

Io ho avuto il privilegio di conoscerla, ma avrei voluto approfondire, creare un rapporto di amicizia e di conoscenza più profonda.

Sei stata una meteora, ma mi hai dato un po' di luce e di conforto.

Grazie suor Ilaria!

Annozero, si ricomincia!

In Italia siamo rimasti davvero all'anno zero, come vuole forse far intendere la trasmissione di Michele Santoro.
Non amo far polemica su queste pagine, ma ho fatto passare due giorni prima di scrivere della mia indignazione per quello che è successo nella trasmissione Annozero, giovedì sera su raidue.
Premetto che ritengo la televisione pubblica inguardabile, come quella privata, se non fosse per qualche sporadica rubrica di informazione e di documentari. Cito a memoria: Report di Milena Gabanelli, Ballarò, Annozero, Alle falde del Kilimangiaro (con una garbatissima Licia Colò), per un pugno di libri, e qualche trasmissione di La7. Aggiungiamoci qualche films, anzi molta pubblicità con qualche scena di films e il quadro della televisione che vedo, quando ho tempo da dedicargli, è completo.
Cosa è successo l'altra sera ad Annozero lo potete vedere su youtube, sui video del Corriere della sera e, comunque, in rete c'è ampia documentazione. Ho deciso che non metterò il video di un ospite della trasmissione (Vittorio Sgarbi) che insulta ripetutamente alcune persone che non la pensano come lui ed in particolare Marco Travaglio, che è stato bravissimo a non scendere sul piano della rissa. Io, che ho ultimamente sviluppato grandi doti di incassatore, non ci sarei riuscito di certo.
Oggi, leggo i giornali e vedo che la Rai (Petruccioli) attacca Santoro e la sua trasmissione per aver trasmesso alcuni interventi di Grillo.
Siamo davvero alle comiche finali, ma forse sono solo quelle iniziali, il crescendo è in itinere...
Ma come? La trasmissione era sul fenomeno popolare di Beppe Grillo (il 25 aprile ha portato in piazza a Torino circa 50.000 persone), cosa doveva trasmettere? Gli interventi di Berlusconi?
Su questo tema poi si è scatenato l'attacco dell'assessore alla cultura (!?!) di Milano, che tra parolacce ed insulti interrompeva continuamente Travaglio, Norma Rangeri e Santoro, i quali essendo individui liberi e senza protettori potevano benissimo essere attaccati a fondo. Il nostro coraggiosissimo paladino delle libertà, infatti, si è guardato bene da insultare o anche interrompere -per esempio- il presidente dell'ordine dei giornalisti...
Ed ora Petruccioli ci viene a dire che Annozero è servito ad amplificare la voce di Grillo ed i suoi insulti al Presidente della Repubblica e ad Umberto Veronesi.
Nessuna censura o parola di sdegno per gli interventi di Sgarbi (che vi invito a riascoltare in rete per capirne la portata intellettuale).
Alcune considerazioni.
Mi pare che qualche personalità autorevole dovrebbe intervenire, se vogliamo che l'Italia non diventi il finalino di coda della classifica mondiale dei paesi dove non esiste o è molto limitata la libertà di stampa e di opinione (che volete, sono un inguaribile romantico, aspetto sempre l'arrivo dei nostri che salvano la situazione)!
Proprio stamane ho sentito il segretario generale dell'ONU, Ban Ki-Moon, che ha detto che la libertà dell'informazione è la prima condizione per uno stato libero e democratico.
Non sono d'accordo su tutto quello che dice Grillo, l'ho già detto e lo ripeto, non sono per nulla d'accordo soprattutto su come le dice, ma rappresenta comunque un fenomeno di cui parlare liberamente ed oscurarlo in televisione certo non risolve l'eventuale problema che pone e che rappresenta. Infatti, se riesce a far andare in piazza tanta gente, anche se non si vede in televisione, forse qualcuno dovrebbe preoccuparsi...
Grillo è comunque una persona, soggetto di diritti e di doveri, imputabile penalmente, e risponde personalmente di quello che dice, ma perché non dovremmo saperle o parlarne? Non per questo si dimostra di condividerle.
Le cose che dice Veronesi sugli inceneritori sono di dominio pubblico, si trovano su youtube, basta inserire nel motore di ricerca le parole chiave: "Veronesi, inceneritori".
Infine, se queste sono le premesse del futuro che ci aspetti, che Dio ci aiuti.

martedì 29 aprile 2008

Persone speciali: Padre Pino Puglisi.






Tornando a casa oggi ascoltavo la radio, come sempre, in auto.


C'era un magistrato che parlava di mafia e di Padre Pino Puglisi.


Ho sentito allora l'impulso di parlarne qui. In rete c'è tutta la storia, raccontata però anche in modo non univoco. Qui troverete testimonianze che ritengo più aderenti alla realtà ed alla personalità di don Pino.


Padre Pino Puglisi era un sacerdote di Palermo che diceva cose semplici e parlava alle persone del popolo in questo modo:


Ho sognato un posto dove erano spariti i furti, dove non c'erano più violenze, prepotenze"
" Se ognuno di noi fa qualcosa, insieme possiamo molto"
" Mio padre dice che la gente qua è divisa in due: quelli che camminano a testa bassa e gli uomini d'onore che camminano a testa alta" - "Allora diciamo che io sono venuto qua per aiutare la gente perbene a camminare a testa alta!"


La mafia lo uccise con un colpo alla nuca il 15 settembre 1993, il giorno del suo 56esimo compleanno. Perché?


Perché stava insegnando alla gente a vivere senza dipendere dai mafiosi, a credere che una società diversa è possibile se lo vogliamo tutti veramente.


Questo vale anche per altre situazioni, per altri problemi sociali.


sabato 26 aprile 2008

Pellegrinaggi


Pensierino del mattino:
E' più difficile, penoso, ma santifica maggiormente andare a San Giovanni Rotondo e stare in coda per ore per cercare di vedere il corpo di San Pio da Pietrelcina oppure seguire il vangelo ed applicarlo, ogni santo giorno che Dio ci manda, nel pellegrinaggio della nostra vita?
Questa è la domanda (this is the question...).

giovedì 24 aprile 2008

25 Aprile 2005 - Ossario di Coazze (To)


INTERVENTO PER IL 60° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE ALL’OSSARIO DI COAZZE (TO).

Saluto i rappresentanti delle istituzioni civili e militari, i rappresentanti delle associazioni partigiane e voi tutti qui presenti.
Sono onorato di prendere la parola in questo luogo così importante per la storia dell’Italia Repubblicana. Io sono solo il nipote di uno di questi eroi qui sepolti. Sono nipote di un partigiano, morto assieme al suo comandante, medaglia d’oro della Resistenza Sergio De Vitis, nell’assalto alla polveriera di Sangano.
Mio zio, come tanti suoi compagni, morì giovane a 23 anni, su queste bellissime montagne, in un giorno che forse aveva lo stesso cielo azzurro e terso come quello di oggi.
Mi sono chiesto tante volte dove i giovani di quella generazione avessero potuto trovare il coraggio di reagire all’occupazione ingiusta e criminale, dove trovarono la forza di resistere alle ingiustizie ed ai delitti dei nazifascisti.
Dove trovarono la fermezza d’animo per rimanere in prigionia nei lager in Germania e Polonia (come fece anche mio padre preso prigioniero dai nazisti dopo l’8 settembre), senza cedere alle lusinghe della repubblica di Salò, che pure li avrebbe riportati sul suolo d’Italia.
Erano giovani e giovanissimi, avrebbero potuto avere un futuro davanti al loro, invece il destino li ha posti davanti a scelte che farebbero tremare i polsi a chiunque e loro hanno saputo scegliere!
E hanno scritto le pagine più gloriose ed eroiche della storia della nostra Repubblica.
Ragazzi, ma nello stesso tempo Uomini che seppero prendere la loro croce senza esitazioni.
Dobbiamo dichiarare apertamente e dovranno continuare a dirlo anche le future generazioni che noi abbiamo un debito di riconoscenza davvero incolmabile nei loro confronti.
Senza il loro sacrificio di 60 anni fa, noi oggi non saremmo liberi e non avremmo avuto uno stato di diritto ed una democrazia in cui vivere.
E’ probabile che loro non pensavano a tutto quello che sarebbe stato dopo la liberazione, è certo però che essi combattevano per quegli ideali di giustizia e libertà poi trasfusi interamente nella nostra Costituzione Repubblicana.
E’ proprio per questi motivi che io, da quando ho scoperto che mio zio è qui sepolto, vengo con le mie figlie ogni volta che posso e continuo a spiegare loro le ragioni della Resistenza e della lotta di liberazione.
Per me, e credo per tutti Voi, non è solo una cerimonia per la commemorazione e per rendere onore ai partigiani, ma anche l’occasione per ribadire che quei valori sono sempre vivi e che occorre continuare a difenderli, tutti i giorni della nostra vita, perché c’è ancora, dopo 60 anni, bisogno di difenderli. Lo vediamo tutti i giorni e in tantissime situazioni.
Il fascismo, purtroppo, non è morto e gli orrori del passato possono ritornare.
Questo continuo a dire alle mie figlie.
Spiego loro che questa obbligazione morale l’abbiamo nei confronti degli eroi che sono qui come nei confronti delle migliaia e migliaia di partigiani, di civili, uomini, donne e bambini, morti in tutta Italia per il riscatto del Paese.
Per questo debito di riconoscenza noi non dobbiamo e non dovremo mai abbassare la guardia della democrazia ad evitare che i nuovi fascismi prendano piede e demoliscano le libertà così sanguinosamente conquistate.
Le responsabilità di ciò sono di tanti, dalla scuola ai mezzi di comunicazione, ma anche e più di tutti della politica.
Proprio oggi che il crescente revisionismo, di alcune parti della nostra società, cerca di stravolgere non solo le verità storiche, ma anche le istituzioni democratiche e repubblicane, così faticosamente e duramente conquistate, anche su questi monti.
Mi riferisco, in particolare, alla proposta di modifica della Costituzione che la renderebbe completamente diversa da quella attuale e, soprattutto, che comporterebbe un arretramento nei diritti e nei valori di uguaglianza, solidarietà e giustizia sociale. C’è oggi, nuovamente, il rischio del regime, di un regime di tipo nuovo, basato sull’eliminazione dei diritti uguali ed universali per tutti i cittadini, quello che vale a Torino o a Milano, potrebbe non esserlo più a Palermo, un regime basato su leggi particolari che valgono solo per pochi privilegiati e che abbassano sensibilmente il livello di legalità dello stato di diritto, un regime basato anche sull’abrogazione dell’indipendenza dei giudici e sullo stravolgimento dell’equilibrio tra i Poteri istituzionali dello Stato.
Non dobbiamo cadere in questo tranello, difendiamo la Costituzione ed i valori che essa rappresenta, così come i nostri cari partigiani lottavano per la liberazione. Ognuno di noi lo può fare modestamente nel proprio lavoro nella vita di tutti i giorni, senza arrivare all’estremo sacrificio, come hanno fatto loro, ma anche solo con piccoli gesti.
I frutti migliori della Resistenza, sono proprio l’antifascismo e la Costituzione. Una Costituzione tra le più avanzate del mondo, straordinariamente diversa dal modello liberale classico e dalle costituzioni borghesi, proprio perché costruita da tutte le forze politiche che, dopo la Liberazione, nonostante le divisioni ideologiche, che allora erano ben altre rispetto a quelle attuali, si sono messe insieme per fondare questa società basata sui diritti e sulle libertà.
Noi oggi abbiamo il dovere di difendere questo modello di società consegnatoci dai nostri genitori e dobbiamo tramandarlo intatto ai nostri figli.
Voglio terminare ringraziando i cittadini di questa generosa terra piemontese, che hanno accolto i nostri cari come se si trattasse di figli propri e non era facile a causa delle efferate rappresaglie del nemico. Grazie a tutti.

sabato 19 aprile 2008

E' l'ora di cominciare a fare sul serio...

Così mi dice un amico, il quale dopo le elezioni mi ha inviato un articolo-lettera che ha già inviato alla rivista Limes, chiedendomi di pubblicarlo anche sul mio blog.
Potrebbe iniziare da questo post un piccolo dibattito sul tema, che è sempre d'attualità da circa 150 anni a questa parte. Cioé dall'unità d'Italia ad oggi.
Credo che l'autore contrariamente a quanto si possa pensare di primo acchito dopo la lettura, sia invece un italiano a 360 gradi che soffre per come siamo ridotti. Faccio questa precisazione perché io, da cultore del risorgimento e della lotta di liberazione dal nazifascismo, appena l'ho letto (soprattutto il passaggio che riguarda Giuseppe Garibaldi) sono rimasto un po' choccato. Dopo averci riflettuto un po' devo dire che si è sempre discusso dell'impoverimento del Sud dopo l'Unità d'Italia. Unità che, forse, per l'economia meridionale non ha sicuramente giovato al Sud anzi, almeno nei primi cento anni di storia (come ricorda anche Luciano Luongo), ha causato la rovina soprattutto dei ceti e delle classi meno abbienti, mentre ha arricchito gli sfruttatori e questo dato è richiamato da molti studiosi di storia economica e molti sono gli autori che sostengono ormai apertamente queste tesi.
Per questo mi piacerebbe che si aprisse una bella discussione su questi argomenti, oggi resi più che mai d'attualità dal successo della Lega Nord.
Voglio dare alcune precisazioni tecniche per i potenziali commentatori: su questo blog chiunque può commentare, anche anonimamente, basta cliccare in fondo al post su commenti. L'ho lasciato liberissimo, proprio per non contraddire il titolo del blog. Naturalmente se vi dovessero essere commenti lesivi di diritti e diffamatori, saranno cancellati. Se qualcuno, invece, volesse autenticarsi basterebbe seguire le istruzioni che appaiano dopo aver cliccato commenti e registrati qui, è molto semplice. NON SIATE TIMIDI!!!
Grazie a tutti.

Caro Limes, Caro Direttore,
per capire se serve l’Italia occorre guardare prima un attimo indietro, alla nascita del nostro Stato. Cosa fu ad unire l’Italia? Fu l’interesse di alcune classi agiate padane unite agli interessi francesi e savoiardi. Seppero sfruttare la debolezza austro-ungarica e conquistarono il Belpaese. Di conquista si trattò. Attuata da un mercenario finto italiano e da un re piemontese. Fu talmente conquista che per 60 anni il sud fu soggiogato e depredato economicamente. Come si può definire se non conquista quella che ha causato 6 milioni di emigranti in meno di un secolo? Che ha visto la fine dei grandi centri culturali ed economici meridionali. Che ha rafforzato una criminalità che si è trasformata da forma di difesa mutualistica dei più deboli in uno straordinario strumento di controllo e di rafforzamento del potere centrale.
Paradossalmente il fascismo, tra le sue mille aberrazioni, tematizzò meglio dei Savoia la questione meridionale. Ed infatti combatté con forza i poteri criminali.
La Repubblica si limitò a farne una riserva di carne umana, per la forzata industrializzazione, stabilizzatrice e acefala.
Il segno della inutilità dell’Italia e della assoluta inesistenza del Paese è dato dall’assassinio tragico dei due più importanti patrioti del secolo scorso: Aldo Moro ed Enrico Mattei. La loro morte avrebbe dovuto creare i presupposti per una enorme prova di carattere nazionale. Così non è stato.
Il loro errore fu di credere in un Paese che non esisteva. E che proprio per ciò non poteva fare l’interesse dei suoi abitanti.
L’Italia quindi non “serve” ai suoi abitanti. Forse ad altri. Probabilmente serve ai grandi poteri che oggi detengono il debito pubblico. Grandi capitali che hanno trovato nel nostro Paese il parco buoi perfetto: un paese europeo, bello e gradevole, relativamente stabile e civile, da controllare economicamente attraverso l’indebitamento voluto.
Se un usuraio volesse cercarsi il “cliente perfetto” cercherebbe una meravigliosa e giovane ragazza, vicina, accondiscendente e disponibile. Questa è l’Italia di oggi.
La domanda giusta quindi non è se serve l’Italia ma “a chi” serve?
L’Italia sarebbe potuta servire agli italiani. Non è stato così e lo sarà sempre meno, oggi questa deriva è evidente! Allora a questo punto occorre prendere atto di questo fallimento e procedere verso una forte divisione. Un Nord-est filo-teutonico con Emilia e Romagna. Un Nord Ovest filo francese, con Toscana, Piemonte e Sardegna. Un centro sud Lazio, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia e Basilicata.
Infine una Calabria e Sicilia lasciate a se stesse.
La divisione sarà un male, ma sarà un male minore. Poiché esalterà le volontà di questi popoli dai frentani ai lombardi, dai siciliani ai sardi, ai piemontesi. La sussidiarietà aiuterà la responsabilità a tutti i livelli. Del resto non è stata l’Italia dei comuni la più alta espressione di forza nel nostro Paese dopo Roma???

Luciano Luongo
Giornalista professionista


P.S. Questa nota l'aggiungo dopo i commenti.
Personalmente rimango della mia idea. Sono contrario al federalismo di ogni genere, come soluzione italiana al problema della forma di Stato. Gli italiani sono certamente un popolo contraddittorio e storicamente vario, proprio per questo occorre dare loro valori di unità e di senso civico e della comunità Stato, per risolvere i problemi nei quali ci dibattiamo da decenni, valori che sono poi quelli emersi durante la resistenza e che hanno fatto combattere assieme contro il nemico invasore, persone di varia estrazione sociale, culturale, geografica e politica.
Ma è solo la mia idea e non pretendo di convincere nessuno, soprattutto ora che va di moda parlare di federalismo anche nella sinistra.

mercoledì 16 aprile 2008

Piero Calamandrei - "Lo avrai, camerata Kesserling..."

Comincio a prepararmi per il venticinque aprile, anniversario della liberazione. Questo post è anche una memoria di risposta a quanti dopo le elezioni vorrebbero rivedere i libri di scuola e la storia del nostro Paese.

Processato nel 1947 per crimini di Guerra (Fosse Ardeatine, Marzabotto e altre orrende stragi di innocenti), Albert Kesselring, comandante in capo delle forze armate di occupazione tedesche in Italia, fu condannato a morte. La condanna fu commutata nel carcere a vita. Ma già nel 1952, in considerazione delle sue "gravissime" condizioni di salute, egli fu messo in libertà. Tornato in patria fu accolto come un eroe e un trionfatore dai circoli neonazisti bavaresi, di cui per altri 8 anni fu attivo sostenitore. Pochi giorni dopo il suo rientro a casa Kesselring ebbe l'impudenza di dichiarare pubblicamente che non aveva proprio nulla da rimproverarsi, ma che - anzi - gli italiani dovevano essergli grati per il suo comportamento durante i 18 mesi di occupazione, tanto che avrebbero fatto bene a erigergli... un monumento.A tale affermazione rispose Piero Calamandrei, con una famosa epigrafe (recante la data del 4.12.1952, ottavo anniversario del sacrificio di Duccio Galimberti), dettata per una lapide "ad ignominia", collocata nell'atrio del Palazzo Comunale di Cuneo in segno di imperitura protesta per l'avvenuta scarcerazione del criminale nazista. L’epigrafe afferma:

Lo avrai
camerata Kesselring
il monumento che pretendi da noi italiani
ma con che pietra si costruirà
a deciderlo tocca a noi.

Non coi sassi affumicati
dei borghi inermi straziati dal tuo sterminio
non colla terra dei cimiteri
dove i nostri compagni giovinetti
riposano in serenità
non colla neve inviolata delle montagne
che per due inverni ti sfidarono
non colla primavera di queste valli
che ti videro fuggire.

Ma soltanto col silenzio del torturati
più duro d'ogni macigno
soltanto con la roccia di questo patto
giurato fra uomini liberi
che volontari si adunarono
per dignità e non per
odio decisi a riscattare
la vergogna e il terrore del mondo.

Su queste strade se vorrai tornare
ai nostri posti ci ritroverai
morti e vivi collo stesso impegno
popolo serrato intorno al monumento
che si chiama
ora e sempre
RESISTENZA.

Testo introduttivo a cura dell'ANPI

domenica 13 aprile 2008

IL PRIMATO DELLA POLITICA E' GIUSTO?

Le autocitazioni sono sempre spiacevoli, ma cos'è un blog se non una massiccia autocitazione continuata e aggravata?
In questo giorno di elezioni politiche mi è tornato in mente quanto scrivevo circa 11 anni fa e pubblicato (1997) sul sito giuridico del prof. Giovanni Virga http://www.giust.it/ oggi http://www.lexitalia.it/.
Credo sia sempre attuale, che ne dite?

Riforma della pubblica amministrazione e primato della politica.
In questi ultimi tempi, si sta facendo sempre più frenetica l’attività del legislatore al fine di riformare la pubblica amministrazione.
Qualcuno ha parlato di alluvione legislativa, qualcun altro ha parlato di Babele delle leggi. E così assistiamo a modifiche di modifiche di leggi appena sfornate con provvedimenti bis, ter, quater e via numerando.
Quando è iniziato il diluvio ? Se riflettiamo un attimo con la mente scevra da condizionamenti, ci si rende conto che i problemi sono iniziati proprio quando ci si proponeva di risolvere gli stessi problemi che, però, prima di questa azione pervicacemente autodistruttiva, erano di molto meno gravi.
Per circoscrivere il tema agli enti locali, il legislatore del 1990 aveva emanato una nuova legge sulle autonomie locali e sul procedimento amministrativo (la legge 142 e la legge 241) che, per prime, dopo diversi anni avevano codificato un sistema di separazione dei poteri tra programmazione, indirizzo e gestione; tale sistema, se perseguito coerentemente, avrebbe portato certamente al miglioramento continuo dell’attività amministrativa, istituendo un circolo virtuoso di responsabilità-professionalità dei pubblici funzionari.
Non è dato di sapere se il legislatore degli anni '90 lo abbia fatto con questa intenzione poiché alla separazione dei ruoli avrebbe dovuto conseguire anche il risultato della riduzione delle responsabilità (penali, civili ed amministrative) in capo ai politici del tempo, lasciando loro solo responsabilità politiche sanzionabili solo dagli elettori con il loro voto. E’ certo, però, che da quel momento i funzionari pubblici degli enti locali per la prima volta avrebbero risposto direttamente e da soli del loro operato davanti ai giudici amministrativi, contabili, penali ed anche civili.
Ricordo ancora il presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti che in un convegno ebbe a dire che non ci sarebbe stato più "l’ombrello dei politici" (sic!) a tutelare i dipendenti.
Successivamente, il legislatore ha proceduto incoerentemente sulla strada della separazione dei poteri con provvedimenti a volte ambigui, a volte contraddittori.
I primi ad essere interessati da questa schizofrenica attività sono stati i segretari comunali, e spesso in questi ultimi tempi ci siamo chiesti del perché di tale accanimento contro una categoria che, peraltro, aveva sempre dato prove non solo di alta professionalità, ma anche di responsabilità e senso del dovere. In realtà il disegno riguarda, come vedremo tutta la pubblica amministrazione.
E siamo arrivati alla questione della dirigenza e, più precisamente, alla questione della nomina dei dirigenti.
Sull’argomento ci sono due scuole di pensiero.
La prima afferma che gli incarichi devono essere affidati con metodi concorsuali e criteri di professionalità che premiano i meriti dei migliori, salva la possibilità di revoca in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi, previo l’utilizzo di neutrali sistemi di valutazione.
La seconda sostiene che gli incarichi di dirigenza sono affidati dagli organi politici sulla base dell’ intuitu personae, sono dunque di natura fiduciaria poiché l’organo politico elettivo ha un programma da rispettare che lo impegna verso i suoi elettori e la maggiore garanzia di realizzazione sarebbe offerta dal preporre agli incarichi di responsabilità persone di fiducia dell’eletto (da notare in argomento una considerazione che credo finora, nessuno abbia fatto, perché nominare intuitu personae il segretario comunale e privarlo poi da tutte le attività amministrative gestionali -salvo il caso della contestuale nomina a direttore generale- se è vero che la nomina fiduciaria si giustifica con la realizzazione del programma?).
La tesi della nomina fiduciaria, comunque, non ci sembra da condividere non tanto perché non possa funzionare o non sia un sistema realizzabile anche nel nostro paese (il prof. Stelio Valentini, in un recente convegno a Siena sui segretari comunali, ha ricordato che non bisogna mai dimenticare che nei paesi anglosassoni abitano, appunto, gli anglosassoni e non gli italiani).
Questo sistema potrebbe anche funzionare, però con una serie di modificazioni sostanziali.
Anzitutto, occorrerebbe rinunciare alla separazione dei ruoli tra politica e gestione che è inconciliabile con la nomina fiduciaria del dirigente da parte del politico (lo ha ricordato sempre il prof. S.Valentini). Credo che sia sotto gli occhi di tutti l’incongruenza madornale di un dirigente nominato fiduciariamente che poi non faccia di tutto per accontentare il suo amministratore politico anche nelle scelte gestionali, scelte magari non proprio tecnicamente ineccepibili.
E’ vero che il governo, tramite i suoi esponenti, ha sempre affermato che questo sistema fa affidamento sul senso di responsabilità degli organi politici, ma con questo vogliamo dimenticarci completamente il passato e la provenienza di certi uomini politici ?
La natura umana è debole, come sappiamo tutti, è per questo che occorre trovare delle garanzie che non portino il sistema ad aberrazioni devastanti.
In effetti, la separazione dei ruoli è una sacrosanta intuizione che sarebbe veramente la giusta garanzia del miglioramento della qualità dell’attività amministrativa (si veda sull’argomento il bellissimo e chiarissimo saggio di Carlo Saffioti "Politica e gestione. Distinguere i ruoli a garanzia della qualità dell’attività amministrativa" in Rivista del Personale dell’Ente locale nov.dic. 1998, p.781) e, quindi, tale distinzione è irrinunciabile per una giusta riforma della pubblica amministrazione.
Del resto anche Luigi Einaudi, in occasione di un discorso sulla riforma della giustizia fiscale, aveva affermato che non ci poteva essere una vera equità fiscale se i funzionari pubblici non fossero stati preparati professionalmente, indipendenti e al servizio dei cittadini. L’indipendenza del funzionario è quindi un bene da difendere perché è garanzia che la sua professionalità si esplicherà in modo obiettivo per il bene di tutti i cittadini e non solo per la parte politica temporaneamente al potere.
Insomma o si crede al principio di separazione o si crede all’incarico fiduciario. Il legislatore deve scegliere, è in gioco il destino della pubblica amministrazione.
Altrimenti, si è autorizzati a pensare che ci sia un trucco.
E il trucco è anche semplice da scoprire: la separazione dei ruoli serve ai politici a non avere dirette responsabilità da difendere davanti alle corti di giustizia, nello stesso tempo la politica è protagonista in tutt’e due i ruoli, sia di programma sia di gestione, conservandosi una sorta di potere vitae necisque sui dirigenti e realizzando in tal modo quel primato della politica tanto caro a coloro che governavano ante operazione mani pulite (ormai caduta nell’oblio).
Nell’ultimo numero della rivista Micromega, lo scrittore Andrea Camilleri ricorda come, secondo un politologo francese, l’obiettivo della sinistra sia quello di realizzare effettivamente la libertà, l’uguaglianza ed il diritto e che la sinistra al potere farebbe meglio ad operare per la riqualificazione della politica piuttosto che per il primato di essa che non deve essere l’obiettivo di una società civile.
Mi permetto, infine, di richiamare, sommessamente, un verso del Sommo Poeta a beneficio di quanti, studiosi e cultori del diritto oggi, a giustificazione di irrazionali scelte del legislatore, affermano che il mondo è cambiato e bisogna comunque adeguarsi: "Considerate la vostra semenza, fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza".
dal sito http://www.lexitalia.it/ luglio 1997

venerdì 11 aprile 2008

IL FUTURO NON E' PIU' QUELLO DI UNA VOLTA.

La frase del titolo del post non è mia.
Mi era stata venduta come un graffito della stazione di Roma, scritto da un'anonima mano giovane e disperata.
Vorrebbe dire che il futuro dei giovani è ipotecato, non è più roseo e sicuro, anzi disperato e tragico. E una società senza futuro è una società morta.
In realtà la scritta compare su diversi muri in Italia, anche a Milano...

Poi, in rete, ho scoperto che è anche il titolo di una raccolta di poesie di un grande poeta americano: Mark Strand.
E questa è una sua bellissima poesia.

A VACANZA DAVVERO FINITA
Sarà strano
sapere infine che non si poteva andare avanti all’infinito,
con quella vocina a ripeterci sempre
nulla cambierà,
e ricordare anche,
perchè allora sarà tutto finito, come stavano
le cose, e come abbiamo buttato via il tempo, come se
non ci fosse nulla da fare,
quando, in un lampo
il clima cambiò, e l’aria lieve si fece
d’una pesantezza insopportabile, il vento straordinariamente
taciturno
e le nostre città cenere,
e sapere pure
ciò che non avevamo mai sospettato, che era qualcosa come
l’estate
al massimo della magnificenza tranne che le notti erano più
calde
e le nubi paravano rilucere,
e perfino allora,
perchè non saremo molto cambiati, chiederci
che ne sarà delle cose, e chi rimarrà a ripetere
tutto daccapo,
e in qualche modo cercare,
ma tuttora incapaci, di sapere cosa davvero
sia andato storto del tutto, o come mai
stiamo morendo.

giovedì 10 aprile 2008

Per la serie "persone speciali": Ettore Troilo


Tutti i miei amici sanno come mi sia molto caro (per formazione culturale e politica ed anche per storia familiare) il tema della Resistenza e dell'antifascismo sul quale si fondano i pilastri della nostra Repubblica.
Oggi più che mai, visto quello che potrebbe attenderci anche in termini di revisionismo storico, credo che sia giusto non dimenticare e ricordare a tutti i grandi personaggi di quel periodo che è stato chiamato, non a caso, come il secondo risorgimento italiano.
Dalla lettura della breve biografia dell'uomo capirete come non sia stato facile per uomini di questo stampo fare delle scelte così importanti, eppure le hanno fatte, con grande dignità e sicurezza. Che dire? Si possono fare confronti con gli uomini e donne pubblici di questo periodo storico? Non credo. Siamo a Giganti contro nani e ballerine.
Ringrazio il mio amico giornalista L.L. per avermi inviato questa informazione completa e il
sito internet della Majella Orientale e Torricella Peligna (paesino dell'Abruzzo famoso -anche e non solo- per aver dato i natali alla famiglia del grande scrittore italo-americano John Fante).


Ettore Troilo nasce a TORRICELLA PELIGNA, un piccolo paese dell’alto chietino, il 10 aprile 1898. Il padre è il medico condotto del paese, uomo di rigidi principi morali, conservatore per temperamento ma rispettoso delle idee altrui, onesto e generoso nella sua professione. A 14 anni perde la madre ed è, per le tre sorelle,
affettuoso e premuroso fratello maggiore. Studia in collegio, a Lanciano, a Sulmona e vive le prime esperienze culturali e politiche avvicinandosi d’istinto alle idee socialiste. A sedici anni tiene i primi comizi: a Torricella, a Montenero, a Fallascoso.
A novembre del 1916, diciottenne, parte volontario per la Grande Guerra: tre anni durante i quali le sue idee politiche acquistano concretezza.
Dopo la guerra si laurea in legge, nel luglio del 1922, ed apre un piccolo studio a Milano. Conosce Turati, e diviene uno dei suoi più stretti collaboratori. E’ Turati che lo presenta a Roma, a Giacomo MATTEOTTI, della cui segreteria Troilo è un assiduo fino all’assassinio dell’esponente socialista.
Gli anni che vanno dal 1924 al 1943 sono gli anni della professione e della famiglia.
Il 9 e 10 settembre 1943 partecipa alla difesa di Roma. Occupata la città dai tedeschi, è ricercato attivamente dai nazifascisti. Si nasconde presso amici politici e alla fine del mese riesce a fuggire ed a raggiungere l’Abruzzo. Appena arrivato al suo paese, Torricella, ha l’amara sorpresa dell’arrivo delle SS tedesche. E’ catturato e sta per essere deportato, ma riesce a fuggire. Immediatamente inizia l’opera di sabotaggio e di resistenza, riunisce qualche decina di persone, passa le linee nemiche e raggiunge gli alleati. Si forma così, tra l’iniziale diffidenza degli anglo-americani, quella che sarà la più importante formazione partigiana dell’Italia centro-meridionale, la "Brigata Maiella". Troilo ne è il comandante. La data della sua costituzione è il mese di dicembre 1943.
I partigiani abruzzesi, però, non si fermarono quando ebbero liberato la loro terra ma continuarono a combattere: nelle marche, in Romagna, in Emilia, lasciando sul campo 55 caduti, fino ad entrare a Bologna, primi tra i combattenti italiani, alla vigilia dell’insurrezione del 23 aprile.
In una terra già povera come l’Abruzzo, la guerra ha lasciato rovine e miseria senza fine, Troilo non torna alla sua professione come molti altri alla fine delle ostilità. Rimanda la famiglia a Roma e resta, come ispettore generale del ministero per l’Assistenza postbellica, ad alleviare le sofferenze dei suoi conterranei.
Nel gennaio del 1946 il CLN deve sostituire alla prefettura di Milano Riccardo Lombardi, che entra a far parte del governo. Troilo accetta senza esitare il delicato incarico che gli viene offerto e per due anni regge quella prefettura in condizioni difficilissime.
Alla fine del 1947 la prefettura di Milano è l’ultima trincea della Resistenza e De Gasperi e Scelba decidono con fredda determinazione di farla cadere. La nomina della sostituzione di Troilo giunge a Milano come una bomba, alla vigilia di un inverno che si preannuncia duro e difficile. Si dimettono le amministrazioni democratiche di Milano, e della grande maggioranza dei Comuni della provincia; i sindacati proclamano lo sciopero generale; i partigiani armati occupano la prefettura.
Sono per Troilo i giorni più amari. E’ il momento delle decisioni drammatiche. La sua scelta, politicamente, è la sola possibile: cedere, non provocare uno scontro che sarebbe fatale per la sinistra, nelle condizioni nazionali ed internazionale del 1947.
Nella logica del "promuovere per rimuovere" il governo nomina Troilo ministro plenipotenziario presso l’ONU. Troilo declina l’incarico e, contemporaneamente, si dimette da prefetto di prima classe. Torna alla sua professione: a 50 anni ricomincia da zero, senza una lira in tasca, senza certezza per il futuro.
Il resto della sua vita è una storia come tante altre: con l’amarezza di chi vede cadere troppi ideali, ma, anche, con la serenità degli uomini maturi, dei compagni consapevoli, che sanno guardare, di là dalle vicende personali, al futuro in cui altri vivranno, che sarà migliore nella misura in cui gli uomini saranno capaci di renderlo migliore.
Ettore Troilo è morto a Roma il 30 giugno 1974. Riposa nel cimitero della sua Torricella .

mercoledì 9 aprile 2008

HELP THE WORLD !



Linkin Park - What I've done (Quel che ho fatto)

Musica, parole e video struggenti!

martedì 1 aprile 2008

A te, sostanza dei giorni miei...

Oggi primo aprile non mi va di parlare di cose serie e noiose.
Domenica ho visto Report sulle truffe di contributi pubblici in Calabria e mi viene solo da dire parolacce, ieri sera ho visto un pezzo di Annozero "Un Paese in bilico" e mi sono agitato tanto, stamani, all'alba, in auto, ho ascoltato per radio questa canzone di Jovanotti e mi sono commosso, alla mia veneranda età!
Trovo che ha delle parole stupende.
La dedico a mia moglie e a tutte le persone innamorate.
Godetevi la primavera che è la stagione giusta per l'amore.
Un abbraccio a tutti.

sabato 29 marzo 2008

Alhème, quasi francese


Stamane ho comprato un nuovo libro. Si intitola "Alhème, quasi francese", è la storia di una ragazza algerina che vive a Parigi. La sua famiglia si è trasferita in Francia dopo che, all'inizio degli novanta, la madre è stata uccisa durante un raid terroristico. Alhème in arabo significa sogno, ma la sua vita a Ivry, nella banlieue parigina, non è certo un sogno.



E' una storia comune a tanti giovani immigrati, ma forse anche a tanti giovani del mondo occidentale di oggi. Precarietà, povertà, solitudine e difficoltà di integrazione e di rapporti sociali e umani in una società dei consumi e dell'egoismo sono barriere che viviamo tutti i giorni.


Vogliamo provare ad aprire tutti la mente e il cuore un tantino di più, staremmo certamente meglio.


mercoledì 26 marzo 2008

Mozzarelle di Bufala e diossina.

La notizia è di questi giorni ed è davvero un classico esempio di come non si debba fare informazione.
Io non sono un giornalista, non ho studiato da giornalista, ma uso il cervello.
Premesso che a me la mozzarella di bufala piace tantissimo anche per motivi sentimentali che vi dirò in fondo a questo post, non credo che sia corretto dare questo tipo di notizie come si sta facendo in questi giorni.
Mi sembra di ritornare indietro solo di qualche mese, quando si criminalizzarono i polli, rei di diffondere la pericolissima malattia dell'influenza "aviaria" della quale in Italia (e in Europa) non è mai morto nessuno se non gli allevatori di pollastri italiani che hanno ricevuto un danno fortissimo. Molti di loro, purtroppo, sono anche falliti, sepolti dai debiti.
L'unico giornalista che ebbe il coraggio di dire le cose come stavano e di sdrammatizzare fu Lamberto Sposini

Qualcuno disse che era sponsorizzato da Amadori, ma i fatti gli hanno dato ragione.
Ora il giornalismo arruffone e sensazionalista ci riprova con le mozzarelle di Bufala alla diossina.
Vorrei dire a questi signori che, ammesso che la diossina sia solo nel latte di bufala e che così non è, forse non sanno che la diossina non si sprigiona solo dalla combustione dei rifiuti di Napoli, ma invece è un prodotto della combustione di tanti elementi naturali e non naturali oppure semplicemente può venire immessa nel terreno e nelle falde acquifere quando si "butta" del diserbante nel frumento o nel giardino di casa per esempio.
Sapete che la vostra automobile produce anche diossina ? Certo in quantità minima, ma nel traffico cittadino quanta diossina c'è ?!
Dunque, la diossina ve la pappate anche se abitate a Tarvisio o a Cogne e non mangiate le mozzarelle di bufala, ma la bagna cauda o il frico.
E' evidente che la Corea, il Giappone ed altri Paesi importatori hanno tutto l'interesse a criminalizzare i prodotti italiani, ma noi potremmo anche cercare di non gettarci la zappa sui piedi da soli.
Peraltro, i casi di cibi alla diossina sono stati finora provenienti da altri paesi europei (ricordo per tutti i polli e maiali alla diossina provenienti dal Belgio nel 1998 ed i formaggi ed il latte francese).
Ma noi italiani abbiamo la memoria troppo corta!
Certo, sono state trovate tracce di diossina nel latte di bufala, in alcuni caseifici i controlli hanno dato esito positivo, ma appunto ci sono i controlli che nel nostro paese, nonostante si fanno, da pochi anni, ma si fanno.
Sono state istituite le ARPA che funzionano anche abbastanza bene al sud come al nord.
La cosa che mi colpisce molto è che in questo Paese si guarda sempre la pagliuzza, ma non la trave. Con tutto il traffico di camion che abbiamo sulle strade, per esempio, ci preoccupiamo di tutto tranne che di ridurre il traffico che, comunque, inquina quasi quanto un inceneritore se non di più almeno in alcuni punti d'Italia (pensate alla tangenziale di Mestre che alcuni giorni sembra un girone dantesco!)
Alla fine scopriremo che tra latte, polli, maiali, mozzarelle e pesci, siamo fatti al 95% di acqua, il resto è diossina e polveri sottili...
Comunque io continuerò a mangiare le mozzarelle di bufala, come quella sera di maggio del 1980 a Pontecagnano (Sa) in cui conobbi la mia futura mogliettina, davanti ad una mozzarella di un chilo e mezzo...
P.S. del 27 marzo, da notare che oggi il CNR dice cose abbastanza chiare in merito e, comunque anche il latte materno umano è ormai contaminato da anni ed anche le mozzarelle della Lombardia se fatte con latte di mucche che magari hanno pascolato vicino al cementificio di Erba (CO) possono avere gli stessi problemi.

domenica 23 marzo 2008

TONI RUTTIMAN, UN COSTRUTTORE DI PONTI.


Per la Santa Pasqua credo che sia importante per il mio blog dare un omaggio ad una persona che ha fatto e ancora fa molto per l'umanità.

Toni Ruttiman, credo che ormai sia abbastanza conosciuto in giro per il mondo. Io l'ho scoperto dopo aver letto un articolo su di lui, pubblicato dal Sole 24ore, ma ora vi sono molte notizie anche in rete.


Per chi non lo conoscesse ancora ecco la sua storia, su questo link, ma anche in rete troverete molte sue notizie. Leggete bene e poi ditemi se non è vero che anche lui potrebbe essere candidato al premio Nobel per la pace.


Queste persone mi ridanno fiducia nell'uomo e ricostituiscono le speranze nel futuro dell'umanità che, a volte, spesso nelle campagne elettorali come questa italiana, svaniscono come la neve di primavera.

venerdì 21 marzo 2008

INGRATITUDINE UMANA

Con questo termine si descrivono quelle situazioni in cui una persona non solo non è riconoscente, ma si dimostra cattiva verso colui/colei che gli ha fatto del bene.

E' una cosa più diffusa di quanto, a volte, non si pensi. Ognuno di noi conosce questa storia e magari l'ha vissuta, come si dice, sulla propria pelle.
La settimana santa mi induce questi pensieri, forse perché si parla della storia di Gesù, un uomo tradito e violentato proprio da coloro che stava beneficando.

Credo che tutti potrebbero raccontare qualcosa in merito, ma è davvero una cosa che fa male venire a conoscenza del comportamento ingrato e magari malevolo verso di noi di qualcuno che abbiamo aiutato gratuitamente e senza pretendere nulla in cambio, nemmeno la semplice riconoscenza dell'animo, vero?

Forse chi si comporta male non sopporta di dover essere riconoscente e per questo ci odia...

Raccontatemi la vostra ultima storia di ingratitudine umana.

lunedì 17 marzo 2008

PESCI ALLA DIOSSINA



DAL GAZZETTINO DI VENEZIA:
L'allarme: «Laguna alla diossina»
Riscontrati livelli oltre la media in chi si ciba di pesce e nei lavoratori di Porto Marghera
Venezia
I veneziani che hanno lavorato per anni nelle industrie chimiche di Porto Marghera, ma anche quelli che semplicemente mangiano tanto pesce e molluschi di laguna, hanno il sangue contaminato da diossine e policlorobifenili in misura superiore alla norma. Anzi, in questi ultimi, sono stati trovati tassi di tossicità anche maggiori a quelli del primo gruppo. Sono dati preoccupanti, quelli che emergono da una nuova indagine promossa da un gruppo di ricercatori guidati da Stefano Raccanelli, responsabile del laboratorio microinquinati dell'Inca, il consorzio interuniversitario di chimica per ambiente di Marghera. Il lavoro sarà presentato il prossimo 27 marzo, a Venezia. Intanto, però, lo stesso Raccanelli ha già scritto alla Regione Veneto per sollecitare un'indagine più ampia sui livelli ematici dei veneziani: questi primi dati, infatti, gettano una luce inquietante sulla contaminazione della laguna e impongono un approfondimento. «I valori massimi riscontrati - si legge nelle conclusioni - confermano che alcuni soggetti sono particolarmente esposti a queste sostanze (le diossine e i contaminati organici persistenti, pop, in genere, ndr.) da cui l'esigenza di comprenderne le vie di assunzione».

Cari Leghisti credevate che la diossina l'avessero scaricata solo nelle campagne della Campania e del Sud Italia... Purtroppo non è così!!!

lunedì 10 marzo 2008

L'incredibile storia di Graziella Campagna.


Un'altra eccezione che però conferma la regola. Stasera va in onda su RAI1 ore 21.10 "La vita rubata" Film TV che racconta la storia (vera) di Graziella Campagna. Purtroppo NON E' UNA FICTION come è scritto nel palinsesto RAI.
Il 12 dicembre del 1985 una diciassettenne di Saponara, impiegata in una tintoria, veniva uccisa dalla mafia per aver trovato in una camicia da lavare un documento che non avrebbe dovuto leggere.
Se volete saperne di più leggete qui e la vedrete con occhi e orecchi diversi, stasera.
L'indignazione prenderà il sopravvento sulla commozione, ve lo assicuro. Lo sanno bene quelli del mensile "Narcomafie" e don Luigi Ciotti che già qualche anno fa pubblicarono la sua storia sul coraggioso giornale, del quale se avete tempo, vi esorto a leggere qualcosa su internet o addirittura a fare un abbonamento.

domenica 9 marzo 2008

La RAI, noi e lo Stato.



Siamo proprio messi male, molto male sul piano televisivo e non solo.
Se qualcuno volesse trovare qualche trasmissione intelligente, istruttiva ed educativa nella programmazione RAI dovrebbe cercare con il lanternino di Diogene e nelle ore più impensabili, nelle ore che normalmente le persone normali sono al secondo o al terzo sonno.
L'altra sera, una delle tante, mi sono davvero indignato. Era l'8 marzo, correva il centesimo anniversario della nascita di Anna Magnani, una delle più grandi attrici italiane del primo dopoguerra e l'intelligentone che presiede la programmazione televisiva RAI ha deciso di trasmettere un bel film della nostra Anna, non tra i migliori, ma pur sempre un bel film: "La sciantosa", con Massimo Ranieri nella parte del soldatino della prima guerra mondiale. In quel film c'è quella bellissima e commovente scena in cui Anna canta 'O surdato 'nnamurato, famosa canzone del 1915 di due musicisti napoletani (Cannio e Califano). Il film sarebbe stato trasmesso alle 00.25, naturalmente non l'ho visto. Capirete la mattina mi alzo alle 5.40!
Mi direte: "ma ci sono i video registratori, perché te la prendi?"
Mi arrabbio perché non è possibile che vengano trasmesse fino alle 23.30, anche sulle reti RAI e salve due o tre eccezioni (come Report), programmi per cerebrolesi e deficienti. Vado in bestia perché in tutti questi anni di bombardamento scientifico di varie schifezze, di tronisti (che non sapevo chi fossero, poi mi sono costretto a guardare per una volta un'immonda trasmissione e ho capito), di veline e battute volgari, quanto davvero sceme e gratuite, non sento molte voci che protestano. Non ho sentito, per esempio, mai il Papa dire nulla in merito(certo ha altro da fare, ma mi piacerebbe che spendesse due paroline soltanto anche per questo).
In compenso ieri in autogrill, mentre andavo in Toscana, ho comprato un libro che mi era sfuggito. Si intitola "Intoccabili" di Saverio Lodato e Marco Travaglio, spiega perché oggi si può dire che la mafia è al potere e, forse, quando all'estero per sfotterci dicono italiani=spaghetti=mafia=pizza=mandolino, da qualche anno hanno pure ragione.
Di questo libro, l'introduzione (8 paginette) del compianto Paolo Sylos Labini, che non è certo un pericoloso comunista come si potrebbe invece pensare per gli autori del libro, vale anche di più dei soldi di tutto il libro (caro professore, spero che da lassù Lei ci guardi con la dovuta compassione!)
Vi riporto solo qualche riga.
".... Ma finirà questa stagione buia. L'importante è sapere che contro la mafia e i suoi protettori nelle istituzioni e nei consigli di amministrazione si possono fare grandi cose. Si sono fatte grandi cose. Se la prima e la seconda ondata dell'attacco, come quella dei fanti in certe battaglie della prima guerra mondiale, sono state decimate e respinte, la terza potrà avere successi più duraturi. Basta aver chiaro fin da subito che anche quella sarà una battaglia di minoranza, e anche per quella bisognerà mettere in conto la solitudine.
Intanto, per preparare la battaglia, bisogna conoscere. E' fondamentale l'informazione. L'attacco va portato avanti con fatti inoppugnabili e documentati..."
Ecco perché i blog e internet fanno paura e perché la televisione viene utilizzata sistematicamente per fare disinformazione ed anestetizzare le menti della gente.

venerdì 7 marzo 2008

Report, domenica 9 marzo, rai tre, ore 21.30



TERRA BRUCIATA
di Bernardo IoveneIn onda Domenica 9 Marzo 2008 alle 21.30
ambiente
In Campania ci sono 2.551 siti potenzialmente contaminati, il doppio della Lombardia che ne ha 1.300, la maggior parte sono concentrati tra le province di Napoli e Caserta, nella piana campana, dove le falde acquifere, sia quella superficiale che quella profonda, sono inquinate da sversamenti di liquidi pericolosi e cancerogeni. I comuni coinvolti sono 80, sui terreni agricoli sono stati spalmati i fanghi industriali venduti come compost. In esclusiva, Bernardo Iovene ha intervistato i titolari della ditta accusati di aver sversato nelle campagne e nei canali centinaia di tonnellate di rifiuti tossici. Ad occuparsi della bonifica è il Commissario per l’Emergenza delle Bonifiche che dal 2000 al 31 gennaio 2008 è stato il presidente della regione: Bassolino. Fino ad oggi non è stato bonificato nulla. Le ditte incaricate hanno assunto centinaia di Lavoratori Socialmente Utili, ma per 5 anni sono stati inutilizzati. I pochi lavori eseguiti di rimozione di rifiuti, sono stati assegnati a ditte esterne. Lavori pagati 3 volte. Intanto nelle zone contaminate aumenta la mortalità e il rischio di malformazioni congenite, ma studi sul territorio non sono mai stati fatti. Un disastro costruito da imprenditori criminali, politici incapaci o corrotti, pubblici funzionari fannulloni, con la complicità di contadini sprovveduti e cittadini omertosi.

domenica 2 marzo 2008

Dalla campagna elettorale italiana.

BOSSI A VICENZA - Il leader della Lega Umberto Bossi è a Vicenza dove ha aperto la seduta straordinaria del Parlamento del nord, annunciando che il Pdl «vincerà le elezioni». Dopo di che, spiega il numero uno del Carroccio, «cambieremo la Costituzione in senso federalista». Per il senatur «sarà l'ultima volta che la Lega tenterà per via democratica. Dopo se, come l'altra volta, i partiti racconteranno bugie sulla devoluzione per non cambiare niente, questo parlamento si muoverà in un'altra direzione seguendo la via della lotta per la libertà». Il leader del Carroccio ha annunciato poi che la Lega «vincerà le elezioni senza la spada». «Sappia Roma e sappia l'Italia - ha aggiunto Bossi chiudendo la sessione del parlamento del nord con cui il movimento padano ha inaugurato la campagna elettorale - che la Padania ha comunque milioni di giovani disposti a battersi per la libertà. Noi cerchiamo la via democratica ma siamo pericolosi come tutti i popoli a cui viene negata la libertà, come tutti quei popoli che vivono in schiavitù. Tutti speriamo che ciò che sogniamo avvenga in maniera democratica. Ma qui c'è la forza per ottenere comunque la nostra libertà a qualsiasi costo, magari a costo della vita. Arriverò un giorno a vedere se il parlamento del nord sarà quello che farà le leggi». (dal corriere.it)

In merito mi si permettano alcune considerazioni.
1) Sulla questione federalismo proposto dal centrodestra e dalla lega nord, gli italiani si sono già espressi con un referendum costituzionale il 25 e 26 giugno 2005, che ha visto il 61,3% dei votanti esprimersi per il no e, quindi, hanno già deciso con fermezza. A questo punto c'è poco da aggiungere se non il fatto che la massima espressione di democrazia è quando decide direttamente il popolo o no? Un grande costituzionalista (Costantino Mortati) nei giorni in cui si decideva il testo dell'attuale Costituzione, a quelli che proponevano il referendum consultivo (che in Italia giustamente non esiste) rispose: "Il popolo non dà pareri, il popolo decide." Con questo volendo dire che se il popolo si esprimeva direttamente, quella espressione non poteva essere presa come un parere, ma come una decisione definitiva, almeno in quel dato periodo storico. Ora dal referendum costituzionale del 2005 sono passati solo due anni e mezzo e qualcuno vuole rimettere in discussione decisioni già prese.
2) Quello che offende, però e soprattutto, è l'arroganza della dichiarazione ed anche la violenza verbale che chiama lotta per libertà quello che non sarebbe, visto che la Lega nord a livello nazionale ha ricevuto solo il 4,5% dei consensi e a livello regionale (nelle regioni di maggior consenso, Lombardia e Veneto) solo l'11,1% dei voti. E' questa la democrazia, la lotta per la libertà di un popolo o piuttosto l'imposizione delle proprie (strane) idee a tutto il resto (la maggioranza) dei cittadini che non la pensa come la Lega?
3) E' strano che però nessuno stigmatizzi questa violenza verbale, che però può istigare i facinorosi o i fanatici (come i famosi serenissimi che occuparono il campanile di San Marco alcuni anni fa). Già alcuni giorni fa si parlava di pallottole e fucili, sono solo parole è vero, ma altri per le parole sono stati condannati. Alla Lega e a Bossi si perdona tutto, stranamente, come a quei mattacchioni che raccontano iperboli che nessuno crede.
In uno Stato democratico però le cose non funzionano così, chi istiga e fa apologie di possibili reati contro le istituzioni viene perseguito a prescindere dal fatto che si chiami Bossi oppure Grillo.
4) Ultima considerazione, ma la destra di Fini è d'accordo? Va tutto bene? E Forza Italia come si deve chiamare invece, Forza Padania? Svegliatevi elettori del centrodestra!

mercoledì 27 febbraio 2008

LA LIBERTA' NON HA PREZZO. Cap. 6 - L'armistizio in Calabria.

Giuseppe Simonetti, il padre di Sergio, era contento quella sera dei primi di settembre del 1943. La guerra andava male, la Sicilia era ormai completamente conquistata dagli alleati, il 28 agosto c'erano stati dei bombardamenti aerei degli alleati in Calabria e Campania e anche Cosenza aveva ricevuto la sua razione di bombe alleate. La famiglia aveva dovuto sfollare dalla loro casa cittadina. Per fortuna avevano una piccola masseria in campagna a pochi chilometri dalla città. La località si chiamava Pisicchio e non mancava di nulla, ci si poteva abitare tutto l'anno, c'erano provviste, pochi animali, ma tanti alberi da frutto, un orto ben fornito. Nonostante tutti i problemi del Paese che lo preoccupavano non poco, perché capiva che, sbarcati gli alleati in Sicilia già a luglio e conquistata tutta l'isola, presto sarebbero arrivati anche lì da loro. Quella sera,però, era contento perché Sergio era tornato in licenza per qualche giorno prima di raggiungere il suo reparto in Piemonte. Benché si fosse separato dal suo amico Ernesto che aveva cambiato reggimento, ora forse era anche più tranquillo perché a distanza di quasi tre anni dall'arruolamento, aveva acquisito la sicurezza del veterano. Sei mesi di Africa con i guastatori avevano avuto il loro effetto. Giuseppe lo considerava ormai davvero un figlio adulto e maturo tanto da potergli fare qualsiasi discorso, da uomo a uomo.
"Stasera" gli disse "viene a cena anche il maresciallo della stazione dei carabinieri di Rogliano, così ci faremo dire se è vero che dopo la Sicilia gli alleati vogliono sbarcare in Calabria. Certamente gli uomini dell'arma sono meglio informati degli amici che ho visto ieri a Cosenza."
Sergio fece spallucce, a lui ormai non importava più di avere notizie su quello che accadeva in Sicilia, sapeva solo che la licenza stava finendo e che doveva ripresentarsi al distretto di Torino fra quattro giorni, cioè l'8 settembre. Sarebbe dovuto ripartire il 7 mattina per non rischiare di arrivare in ritardo.
Aveva capito, in cuor suo, che la guerra era ormai persa, il nemico era sbarcato sul sacro suolo italiano e niente sarebbe stato più come prima. Prima di ritornare a casa, aveva sentito dire che i tedeschi, i loro alleati, non sarebbero rimasti inerti se gli italiano non avessero reagito all'invasione degli alleati nel sud e si preparavano ad invadere l'Italia con le loro divisioni corazzate, che eranno già pronte alla frontiera. Era confuso, non sapeva più cosa pensare e cosa rispondere a suo padre che ancora credeva nel fascismo e in Mussolini. Aveva timore di affrontare il discorso, perché lui per primo non sapeva che partito prendere.
Il 16 luglio, mentre era a Roma, il premier inglese Winston Churchill e il presidente americano Roosevelt avevano lanciato un comune appello agli italiani affinché decidessero “se volevano morire per Mussolini e Hitler oppure vivere per l’Italia e la civiltà”. Dopo tre giorni ci fu il primo sanginoso bombardamento di Roma. In ogni caso aveva giurato fedeltà al suo Paese ed al Re e, come ufficiale del regio esercito, avrebbe seguito le sorti dei suoi camerati. Così glissò sull'argomento e rispose la prima cosa che gli passava per la mente: "vado a fare un giro per la campagna con Mara e Paola, per raccogliere dei fichi per stasera."
Con Mara, la sua adorata sorellina i rapporti erano sempre stati idilliaci, non avevano avuto mai o quasi, degli screzi, nemmeno quelli dovuti all'età che normalmente si hanno tra fratelli e sorelle.
Mara era una ragazza molto orgogliosa e con un forte carattere, in questo aveva preso dalla mamma e come lei era una persona di un intelligenza intuitiva e pronta. Loro scherzavano spesso con i genitori e dicevano sempre che loro erano il braccio e la mente, naturalmente il padre era il braccio!
Mara gli disse subito sì quando Sergio le chiese di andare a fare una passeggiata per i campi. "prendi anche il bastone per abbassare i rami e un paio di ceste, così raccogliamo dei fichi per stasera" le disse. Era pomeriggio inoltrato, la mamma con Antonia, la cameriera, stava preparando la cena e si sentiva un profumino di frittelle di fiori di zucca che arriva soave anche nel patio, la sera si preannunciava dolce e fresca, una brezza leggera da sud aveva cominciato a spirare. Avrebbero cenato all'aperto, ancora si poteva fare e Sergio pregustava il piacere di stare assieme a tutta la sua famiglia riunita. Mancava solo Ernesto che ormai era parte della famiglia. A Mara Ernesto mancava tantissimo, ma proprio per il suo orgoglio particolare, cercava di non farlo mai vedere a nessuno. Si confidava solo con Sergio, perché sapeva di essere compresa fino in fondo da lui, ma con nessun altro l'avrebbe fatto.
Andarono in discesa verso la strada e dove c'era un capitello con una madonnina che aveva fatto mettere il padre, quando era ritornato dalla prima guerra mondiale. Lei andava spesso lì a pregare, da quando si erano trasferiti al Pisicchio, ci andava quasi sempre verso quell'ora, un po' prima del tramonto; quando la luce del giorno assumeva colori più tenui e meno eccessivi e tutto sembrava più accettabile, la lontananza, il dolore della guerra, i bombardamenti che le facevano una paura matta. Così mentre andavano ogni tanto si fermavano per raccogliere i fichi che in quel periodo erano i migliori, dolci e duri come lei. Ad un tratto lei domandò a Sergio: "Secondo te, Ernesto crede ancora nel fascismo, è ancora fascista insomma?" Così a bruciapelo e lui, che davvero non si sarebbe mai aspetta una domanda simile, rispose come in trance: "Se lo conosco un poco, Ernesto è una persona fedele alla parola data e a meno di stravolgimenti eccezionali, non verrebbe mai meno al giuramento dato."
"Ma cosa c'entra, qui sono successe cose incredibili, Mussolini è stato messo in discussione nel Granconsiglio, è stato deposto, arrestato e poi liberato dai tedeschi, non pensi che questi siano ? E poi ora gli italiani hanno ricominciato a pensare con la loro testa, i miei amici pensano che l'Italia e gli italiani devono liberarsi di Mussolini ed ora anche dei tedeschi, i quali, non so se te ne sei accorto, stanno arrivando in forze, anche qui vicino stanno sistemando una postazione di mitragliere contraeree, le hai viste?" Si che le aveva viste e sapeva anche che, lungo la strada statale che veniva dal sud, si stavano posizionando anche piccoli distaccamenti corazzati tedeschi. Aveva capito cosa questo potesse significare, ma rispose: "Sono nostri alleati, loro ci aiuteranno a respingere il nemico."
"Sergio, apri gli occhi, non mi pare che ci vogliano aiutare, mi pare invece che vogliano occupare l'Italia, pensaci."
"Certo che ho riflettuto, anche troppo e vorrei avere le tue stesse certezze. Purtroppo, la situazione non mi sembra affatto chiara e tutti questi discorsi, ora, non mi aiutano a capire di più. Mi dispiace. So solo che fra tre giorni devo ripartire e che vorrei anche parlarne con papà, ma credo che non capirebbe."
Mara aveva toccato un nervo scoperto e capì che era arrivato il momento di cambiare argomento, allora parlò di Ernesto e disse che era arrivata una sua lettera da Fiume. Diceva che si trovava bene, aveva conosciuto una famiglia di Italiani che abitavano lì dagli anni venti. Erano emigrati veneti, brava gente che spesso lo invitavano a cena.
"Speriamo che anche lui possa tornare presto in licenza." Disse e poi si incamminarono verso casa in silenzio. Pensavano al futuro, a quello che sarebbe successo e nessuno dei due aveva il coraggio di dire più una sola parola.
La cena finì e il maresciallo dei carabinieri quando si cercava di farlo parlare della guerra cambiava discorso, era un argomento probito. Si evitava di dire cose sconvenienti e tristi.
"Don Peppì, che volete che vi dica, non so nulla, certamente ne sapete più voi con tutti gli amici che avete a Roma..."
Non disse nemmeno che il giorno prima, il 3 settembre, era stato firmato l'armistizio di Cassibile, era una notizia riservata e lui non parlò anche se sapeva che Sergio sarebbe dovuto ripartire per il suo reparto in Piemonte. Chissà per quale motivo non disse nulla. Eppure era un amico di suo padre! Mara se lo sarebbe chieduto spesso, anche dopo la guerra e per questo non poteva perdonare al maresciallo quel suo silenzio. Probabilmente non lo perdonò mai ed ogni volta che parlava dei carabinieri (per dichiarare la sua personale disistima), ricordava sempre questo episodio che aveva condizionato la vita di Sergio irrimediabilmente.
Sergio ripartì e la mattina dell'8 settembre, quando venne trasmesso per radio il discorso di Badoglio, era a Torino, nella sua caserma.