Oggi più che mai, visto quello che potrebbe attenderci anche in termini di revisionismo storico, credo che sia giusto non dimenticare e ricordare a tutti i grandi personaggi di quel periodo che è stato chiamato, non a caso, come il secondo risorgimento italiano.
Ringrazio il mio amico giornalista L.L. per avermi inviato questa informazione completa e il sito internet della Majella Orientale e Torricella Peligna (paesino dell'Abruzzo famoso -anche e non solo- per aver dato i natali alla famiglia del grande scrittore italo-americano John Fante).
Ettore Troilo nasce a TORRICELLA PELIGNA, un piccolo paese dell’alto chietino, il 10 aprile 1898. Il padre è il medico condotto del paese, uomo di rigidi principi morali, conservatore per temperamento ma rispettoso delle idee altrui, onesto e generoso nella sua professione. A 14 anni perde la madre ed è, per le tre sorelle,
affettuoso e premuroso fratello maggiore. Studia in collegio, a Lanciano, a Sulmona e vive le prime esperienze culturali e politiche avvicinandosi d’istinto alle idee socialiste. A sedici anni tiene i primi comizi: a Torricella, a Montenero, a Fallascoso.
A novembre del 1916, diciottenne, parte volontario per la Grande Guerra: tre anni durante i quali le sue idee politiche acquistano concretezza.
Dopo la guerra si laurea in legge, nel luglio del 1922, ed apre un piccolo studio a Milano. Conosce Turati, e diviene uno dei suoi più stretti collaboratori. E’ Turati che lo presenta a Roma, a Giacomo MATTEOTTI, della cui segreteria Troilo è un assiduo fino all’assassinio dell’esponente socialista.
Gli anni che vanno dal 1924 al 1943 sono gli anni della professione e della famiglia.
Il 9 e 10 settembre 1943 partecipa alla difesa di Roma. Occupata la città dai tedeschi, è ricercato attivamente dai nazifascisti. Si nasconde presso amici politici e alla fine del mese riesce a fuggire ed a raggiungere l’Abruzzo. Appena arrivato al suo paese, Torricella, ha l’amara sorpresa dell’arrivo delle SS tedesche. E’ catturato e sta per essere deportato, ma riesce a fuggire. Immediatamente inizia l’opera di sabotaggio e di resistenza, riunisce qualche decina di persone, passa le linee nemiche e raggiunge gli alleati. Si forma così, tra l’iniziale diffidenza degli anglo-americani, quella che sarà la più importante formazione partigiana dell’Italia centro-meridionale, la "Brigata Maiella". Troilo ne è il comandante. La data della sua costituzione è il mese di dicembre 1943.
I partigiani abruzzesi, però, non si fermarono quando ebbero liberato la loro terra ma continuarono a combattere: nelle marche, in Romagna, in Emilia, lasciando sul campo 55 caduti, fino ad entrare a Bologna, primi tra i combattenti italiani, alla vigilia dell’insurrezione del 23 aprile.
In una terra già povera come l’Abruzzo, la guerra ha lasciato rovine e miseria senza fine, Troilo non torna alla sua professione come molti altri alla fine delle ostilità. Rimanda la famiglia a Roma e resta, come ispettore generale del ministero per l’Assistenza postbellica, ad alleviare le sofferenze dei suoi conterranei.
Nel gennaio del 1946 il CLN deve sostituire alla prefettura di Milano Riccardo Lombardi, che entra a far parte del governo. Troilo accetta senza esitare il delicato incarico che gli viene offerto e per due anni regge quella prefettura in condizioni difficilissime.
Alla fine del 1947 la prefettura di Milano è l’ultima trincea della Resistenza e De Gasperi e Scelba decidono con fredda determinazione di farla cadere. La nomina della sostituzione di Troilo giunge a Milano come una bomba, alla vigilia di un inverno che si preannuncia duro e difficile. Si dimettono le amministrazioni democratiche di Milano, e della grande maggioranza dei Comuni della provincia; i sindacati proclamano lo sciopero generale; i partigiani armati occupano la prefettura.
Sono per Troilo i giorni più amari. E’ il momento delle decisioni drammatiche. La sua scelta, politicamente, è la sola possibile: cedere, non provocare uno scontro che sarebbe fatale per la sinistra, nelle condizioni nazionali ed internazionale del 1947.
Nella logica del "promuovere per rimuovere" il governo nomina Troilo ministro plenipotenziario presso l’ONU. Troilo declina l’incarico e, contemporaneamente, si dimette da prefetto di prima classe. Torna alla sua professione: a 50 anni ricomincia da zero, senza una lira in tasca, senza certezza per il futuro.
Il resto della sua vita è una storia come tante altre: con l’amarezza di chi vede cadere troppi ideali, ma, anche, con la serenità degli uomini maturi, dei compagni consapevoli, che sanno guardare, di là dalle vicende personali, al futuro in cui altri vivranno, che sarà migliore nella misura in cui gli uomini saranno capaci di renderlo migliore.
Ettore Troilo è morto a Roma il 30 giugno 1974. Riposa nel cimitero della sua Torricella .
3 commenti:
ciao...sono passato di qui per caso...e mi è piaciuto passeggiare tra i tuoi post...bel blog!
Ciao pmor... ora arrivo questo post lo riservo ad un altro momento... Baci
Grazie della visita Pmor, ti verrò a trovare.
jasna: buon fine settimana, ci rimangono poche ore per sognare un'Italia migliore...
Posta un commento