mercoledì 21 aprile 2010

Migranti e nuova società


Migranti, lavoratori, cittadini.

Da diverso tempo mi frullano alcuni pensieri in testa.
La situazione della nostra società non è in una fase, diciamo così, particolarmente brillante, anzi. Siamo in un periodo di decadenza, decadenza economica, morale, sociale.
Certo non possiamo, come vorrebbe alcuno, addossare le responsabilità di questo decadimento al fatto che nel nostro Paese sono presenti alcuni milioni di persone provenienti da altri paesi più poveri, che sono venute in Italia in cerca di occupazione stabile, di una nuova vita, di futuro.
Peraltro queste persone aiutano la nostra economia con il loro lavoro, anche se spesso vengono trattate peggio delle bestie, vedi vicenda di Rosarno ed altre situazioni di lavoro nero e di sfruttamento.
Quanto alla criminalità degli immigrati, agitata sempre come uno spauracchio per fomentare l’odio verso lo straniero, le statistiche Istat ci dicono che è leggermente superiore a quella degli italiani, ma si deve considerare anche che molti immigrati entrano da clandestini e sono costretti a vivere di espedienti come ad es. vendere merce illegale.
Alcuni numeri ci aiutano a capire l’importanza del fenomeno per il nostro Paese.
Attualmente gli immigrati contribuiscono, con il loro lavoro, al 9,5 per cento del prodotto interno lordo con circa 134 miliardi di euro di prodotto. I loro versamenti contributivi effettuati all’INPS, nel 2009 sono superiori ai 7 miliardi di Euro, il gettito fiscale (IRPEF) supera i 3,2 miliardi di euro. La Banca d’Italia stima, invece, che agli immigrati vada solo il 2,5% di tutte le spese di istruzione, pensione, sanità e sostegno del reddito, più o meno la metà di quello che assicurano in termini di gettito per l’erario complessivamente.
Vi sembra giusto? A me no.
Credo che l’Italia abbia un grande vantaggio dall’immigrazione, così come l’hanno avuto i Paesi che hanno accolto i nostri emigranti nel passato (ad iniziare da quelli più lontani come USA, Canada, Australia, Paesi dell’America latina). Ricordo un esempio per tutti. Ricordate il programma Apollo che permise alla Nasa ed agli Stati Uniti di arrivare sulla luna? Il direttore di questo programma era Rocco Petrone (lo vedete nella foto del post), figlio di emigrati italiani, dalla Basilicata, precisamente originari di Sasso di Castalda (Pz). Suo padre, operaio ferroviario, morì per un incidente sul lavoro lasciandolo orfano ancora bambino. Sua madre era operaia in una fabbrica di guanti e Rocco dovette darsi da fare per aiutare la famiglia effettuando consegne di ghiaccio. Successivamente entrò per concorso all'Accademia Militare di West Point. Ritornato dal servizio militare in Germania si congedò come tenente colonello e proseguì gli studi iscrivendosi al Massachusetts Institute of Technology dove conseguì nel 1951 il Master degree in ingegneria meccanica a cui poi si aggiunse un honorary doctorate conferitogli dal Rollins College.
Ecco, tutto ciò per dire che in Italia questo non sarebbe possibile per il figlio di una famiglia di emigranti per il semplice motivo che i figli degli immigrati non possono avere, con le leggi vigenti, la cittadinanza italiana e noi non possiamo avere dei nuovi cittadini che potrebbero invece dare il loro contributo alla nuova Patria.
Penso che è ora di finirla di vedere le cose sono nel senso egoistico e sbagliato del pensiero oggi dominante. Vogliamo capire finalmente che questi nuovi cittadini sono una risorsa per il nostro Paese, visto che ormai in Italia, l’indice di natalità è il più basso di Europa e visto che, comunque, queste persone sono tra noi ed è meglio per tutti, oltreché giusto, che, se nati in Italia, siano considerati anche loro cittadini italiani a tutti gli effetti!

Nessun commento: