INTERVENTO PER IL 60° ANNIVERSARIO DELLA LIBERAZIONE ALL’OSSARIO DI COAZZE (TO).
Saluto i rappresentanti delle istituzioni civili e militari, i rappresentanti delle associazioni partigiane e voi tutti qui presenti.
Sono onorato di prendere la parola in questo luogo così importante per la storia dell’Italia Repubblicana. Io sono solo il nipote di uno di questi eroi qui sepolti. Sono nipote di un partigiano, morto assieme al suo comandante, medaglia d’oro della Resistenza Sergio De Vitis,
nell’assalto alla polveriera di Sangano.Mio zio, come tanti suoi compagni, morì giovane a 23 anni, su queste bellissime montagne, in un giorno che forse aveva lo stesso cielo azzurro e terso come quello di oggi.
Mi sono chiesto tante volte dove i giovani di quella generazione avessero potuto trovare il coraggio di reagire all’occupazione ingiusta e criminale, dove trovarono la forza di resistere alle ingiustizie ed ai delitti dei nazifascisti.
Dove trovarono la fermezza d’animo per rimanere in prigionia nei lager in Germania e Polonia (come fece anche mio padre preso prigioniero dai nazisti dopo l’8 settembre), senza cedere alle lusinghe della repubblica di Salò, che pure li avrebbe riportati sul suolo d’Italia.
Erano giovani e giovanissimi, avrebbero potuto avere un futuro davanti al loro, invece il destino li ha posti davanti a scelte che farebbero tremare i polsi a chiunque e loro hanno saputo scegliere!
E hanno scritto le pagine più gloriose ed eroiche della storia della nostra Repubblica.
Ragazzi, ma nello stesso tempo Uomini che seppero prendere la loro croce senza esitazioni.
Dobbiamo dichiarare apertamente e dovranno continuare a dirlo anche le future generazioni che noi abbiamo un debito di riconoscenza davvero incolmabile nei loro confronti.
Senza il loro sacrificio di 60 anni fa, noi oggi non saremmo liberi e non avremmo avuto uno stato di diritto ed una democrazia in cui vivere.
E’ probabile che loro non pensavano a tutto quello che sarebbe stato dopo la liberazione, è certo però che essi combattevano per quegli ideali di giustizia e libertà poi trasfusi interamente nella nostra Costituzione Repubblicana.
E’ proprio per questi motivi che io, da quando ho scoperto che mio zio è qui sepolto, vengo con le mie figlie ogni volta che posso e continuo a spiegare loro le ragioni della Resistenza e della lotta di liberazione.
Per me, e credo per tutti Voi, non è solo una cerimonia per la commemorazione e per rendere onore ai partigiani, ma anche l’occasione per ribadire che quei valori sono sempre vivi e che occorre continuare a difenderli, tutti i giorni della nostra vita, perché c’è ancora, dopo 60 anni, bisogno di difenderli. Lo vediamo tutti i giorni e in tantissime situazioni.
Il fascismo, purtroppo, non è morto e gli orrori del passato possono ritornare.
Questo continuo a dire alle mie figlie.
Spiego loro che questa obbligazione morale l’abbiamo nei confronti degli eroi che sono qui come nei confronti delle migliaia e migliaia di partigiani, di civili, uomini, donne e bambini, morti in tutta Italia per il riscatto del Paese.
Per questo debito di riconoscenza noi non dobbiamo e non dovremo mai abbassare la guardia della democrazia ad evitare che i nuovi fascismi prendano piede e demoliscano le libertà così sanguinosamente conquistate.
Le responsabilità di ciò sono di tanti, dalla scuola ai mezzi di comunicazione, ma anche e più di tutti della politica.
Proprio oggi che il crescente revisionismo, di alcune parti della nostra società, cerca di stravolgere non solo le verità storiche, ma anche le istituzioni democratiche e repubblicane, così faticosamente e duramente conquistate, anche su questi monti.
Mi riferisco, in particolare, alla proposta di modifica della Costituzione che la renderebbe completamente diversa da quella attuale e, soprattutto, che comporterebbe un arretramento nei diritti e nei valori di uguaglianza, solidarietà e giustizia sociale. C’è oggi, nuovamente, il rischio del regime, di un regime di tipo nuovo, basato sull’eliminazione dei diritti uguali ed universali per tutti i cittadini, quello che vale a Torino o a Milano, potrebbe non esserlo più a Palermo, un regime basato su leggi particolari che valgono solo per pochi privilegiati e che abbassano sensibilmente il livello di legalità dello stato di diritto, un regime basato anche sull’abrogazione dell’indipendenza dei giudici e sullo stravolgimento dell’equilibrio tra i Poteri istituzionali dello Stato.
Non dobbiamo cadere in questo tranello, difendiamo la Costituzione ed i valori che essa rappresenta, così come i nostri cari partigiani lottavano per la liberazione. Ognuno di noi lo può fare modestamente nel proprio lavoro nella vita di tutti i giorni, senza arrivare all’estremo sacrificio, come hanno fatto loro, ma anche solo con piccoli gesti.
I frutti migliori della Resistenza, sono proprio l’antifascismo e la Costituzione. Una Costituzione tra le più avanzate del mondo, straordinariamente diversa dal modello liberale classico e dalle costituzioni borghesi, proprio perché costruita da tutte le forze politiche che, dopo la Liberazione, nonostante le divisioni ideologiche, che allora erano ben altre rispetto a quelle attuali, si sono messe insieme per fondare questa società basata sui diritti e sulle libertà.
Noi oggi abbiamo il dovere di difendere questo modello di società consegnatoci dai nostri genitori e dobbiamo tramandarlo intatto ai nostri figli.
Voglio terminare ringraziando i cittadini di questa generosa terra piemontese, che hanno accolto i nostri cari come se si trattasse di figli propri e non era facile a causa delle efferate rappresaglie del nemico. Grazie a tutti.