sabato 19 aprile 2008

E' l'ora di cominciare a fare sul serio...

Così mi dice un amico, il quale dopo le elezioni mi ha inviato un articolo-lettera che ha già inviato alla rivista Limes, chiedendomi di pubblicarlo anche sul mio blog.
Potrebbe iniziare da questo post un piccolo dibattito sul tema, che è sempre d'attualità da circa 150 anni a questa parte. Cioé dall'unità d'Italia ad oggi.
Credo che l'autore contrariamente a quanto si possa pensare di primo acchito dopo la lettura, sia invece un italiano a 360 gradi che soffre per come siamo ridotti. Faccio questa precisazione perché io, da cultore del risorgimento e della lotta di liberazione dal nazifascismo, appena l'ho letto (soprattutto il passaggio che riguarda Giuseppe Garibaldi) sono rimasto un po' choccato. Dopo averci riflettuto un po' devo dire che si è sempre discusso dell'impoverimento del Sud dopo l'Unità d'Italia. Unità che, forse, per l'economia meridionale non ha sicuramente giovato al Sud anzi, almeno nei primi cento anni di storia (come ricorda anche Luciano Luongo), ha causato la rovina soprattutto dei ceti e delle classi meno abbienti, mentre ha arricchito gli sfruttatori e questo dato è richiamato da molti studiosi di storia economica e molti sono gli autori che sostengono ormai apertamente queste tesi.
Per questo mi piacerebbe che si aprisse una bella discussione su questi argomenti, oggi resi più che mai d'attualità dal successo della Lega Nord.
Voglio dare alcune precisazioni tecniche per i potenziali commentatori: su questo blog chiunque può commentare, anche anonimamente, basta cliccare in fondo al post su commenti. L'ho lasciato liberissimo, proprio per non contraddire il titolo del blog. Naturalmente se vi dovessero essere commenti lesivi di diritti e diffamatori, saranno cancellati. Se qualcuno, invece, volesse autenticarsi basterebbe seguire le istruzioni che appaiano dopo aver cliccato commenti e registrati qui, è molto semplice. NON SIATE TIMIDI!!!
Grazie a tutti.

Caro Limes, Caro Direttore,
per capire se serve l’Italia occorre guardare prima un attimo indietro, alla nascita del nostro Stato. Cosa fu ad unire l’Italia? Fu l’interesse di alcune classi agiate padane unite agli interessi francesi e savoiardi. Seppero sfruttare la debolezza austro-ungarica e conquistarono il Belpaese. Di conquista si trattò. Attuata da un mercenario finto italiano e da un re piemontese. Fu talmente conquista che per 60 anni il sud fu soggiogato e depredato economicamente. Come si può definire se non conquista quella che ha causato 6 milioni di emigranti in meno di un secolo? Che ha visto la fine dei grandi centri culturali ed economici meridionali. Che ha rafforzato una criminalità che si è trasformata da forma di difesa mutualistica dei più deboli in uno straordinario strumento di controllo e di rafforzamento del potere centrale.
Paradossalmente il fascismo, tra le sue mille aberrazioni, tematizzò meglio dei Savoia la questione meridionale. Ed infatti combatté con forza i poteri criminali.
La Repubblica si limitò a farne una riserva di carne umana, per la forzata industrializzazione, stabilizzatrice e acefala.
Il segno della inutilità dell’Italia e della assoluta inesistenza del Paese è dato dall’assassinio tragico dei due più importanti patrioti del secolo scorso: Aldo Moro ed Enrico Mattei. La loro morte avrebbe dovuto creare i presupposti per una enorme prova di carattere nazionale. Così non è stato.
Il loro errore fu di credere in un Paese che non esisteva. E che proprio per ciò non poteva fare l’interesse dei suoi abitanti.
L’Italia quindi non “serve” ai suoi abitanti. Forse ad altri. Probabilmente serve ai grandi poteri che oggi detengono il debito pubblico. Grandi capitali che hanno trovato nel nostro Paese il parco buoi perfetto: un paese europeo, bello e gradevole, relativamente stabile e civile, da controllare economicamente attraverso l’indebitamento voluto.
Se un usuraio volesse cercarsi il “cliente perfetto” cercherebbe una meravigliosa e giovane ragazza, vicina, accondiscendente e disponibile. Questa è l’Italia di oggi.
La domanda giusta quindi non è se serve l’Italia ma “a chi” serve?
L’Italia sarebbe potuta servire agli italiani. Non è stato così e lo sarà sempre meno, oggi questa deriva è evidente! Allora a questo punto occorre prendere atto di questo fallimento e procedere verso una forte divisione. Un Nord-est filo-teutonico con Emilia e Romagna. Un Nord Ovest filo francese, con Toscana, Piemonte e Sardegna. Un centro sud Lazio, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Puglia e Basilicata.
Infine una Calabria e Sicilia lasciate a se stesse.
La divisione sarà un male, ma sarà un male minore. Poiché esalterà le volontà di questi popoli dai frentani ai lombardi, dai siciliani ai sardi, ai piemontesi. La sussidiarietà aiuterà la responsabilità a tutti i livelli. Del resto non è stata l’Italia dei comuni la più alta espressione di forza nel nostro Paese dopo Roma???

Luciano Luongo
Giornalista professionista


P.S. Questa nota l'aggiungo dopo i commenti.
Personalmente rimango della mia idea. Sono contrario al federalismo di ogni genere, come soluzione italiana al problema della forma di Stato. Gli italiani sono certamente un popolo contraddittorio e storicamente vario, proprio per questo occorre dare loro valori di unità e di senso civico e della comunità Stato, per risolvere i problemi nei quali ci dibattiamo da decenni, valori che sono poi quelli emersi durante la resistenza e che hanno fatto combattere assieme contro il nemico invasore, persone di varia estrazione sociale, culturale, geografica e politica.
Ma è solo la mia idea e non pretendo di convincere nessuno, soprattutto ora che va di moda parlare di federalismo anche nella sinistra.

16 commenti:

Kniendich ha detto...

Gran bel pezzo, complimenti ... e li faccio al di là delle mie convinzioni politiche che tu Rob conosci bene..

Ti abbraccio...

tizi ha detto...

Resistere, si certo , ma come e` dura caro Rob !
Un abbraccio da un America sempre meno idealizzata , almeno da me.

JANAS ha detto...

ma sarà l'ora ..sarà che sono un po stanca, ma lo dice sul serio o è ironico??
non dico ...quando parla delle divisioni nord ovest ..centro sud...!
Rob..dice sul serio?
su tutta la parte sopra lo segue e condivido circa il fatto che il sud è stato sfruttato...la sardegna è stata disboscata...ma quello già prima dell'unità d'Italia grazie al piemonte!! che il nord abbia fatto le sue ricchezze sulle spalle della povera gente del sud è cosa nota! che un mio carissimo blogger mi viene a raccontare che nel 2000 a milano si è sentito dire non affittiamo case ai meridionali...non è fantasia...!
cosa vogliamo fare del nostro meridione ...l'africa a cui portare qualche chilo di riso geneticamente modificato?? Vogliamo dividerci in tante briciole ..così che anche il più piccolo "uccellino" riesca a mangiarci??? per poi fare magari la guerra dei confini fra regioni?? vogliamo istituire il pedaggio: alto la chi va la? un fiorino!!
è una follia collettiva!

Kniendich ha detto...

Sono Siciliano, purtroppo, e me ne pento ogni secondo della mia permanenza in questa terra non più dimenticata da Dio e da tutti, perchè l'attenzione adesso c'è... il problema è nella genetica dei siciliani. L'Italia tra i tanti mali che la affliggono, ha anche quello di una doppia velocità. Il sud non vuole emergere, pur avendo aiuti e potenzialità... le ditte meridionali non hanno l'ambizione di crescere e produrre come succede al nord, è un dato di fatto, e questo contribuisce a determinare un peso non indifferente per lItalia tutta che produce. Il discorso generale della Lega, è che ognuno, intendendo le regioni e i comuni, deve essere l'artefice della propria fortuna, il gestore delle proprie potenzialità per produrre benessere e ricchezza, non può essere sempre lo stato a dover mantenere il sud, perchè a questo punto molti ne stanno approfittando e non è giusto.

Ripeto, io sono siciliano, e per me che non mi ci sento, non è semplice notare l'interesse per il proprio lavoro solo nel 2% dei siciliani... e non entro nel merito di Napoli... la genetica del sud è vergognosa...

rob ha detto...

razie a tutti per gli interventi.
A Kniendich direi che forse la genetica, ancora una volta non c'entra nulla sui comportmaneti culturali. Tant'è che tu dici di essere siciliano e probabilmente sarai anche bruno, con i baffetti e gli occhi neri, ma potresti anche essere biondo (una volta) con gli occhi azzurri come me... pur essendo nato in Sicilia o in Calabria. Dai retta a me la genetica non ha senso nei comportamenti umani. Come diceva Albus Silente in "Harry Potter e la Camera dei segreti" Non è importante quello che siamo, quanto quello che siamo in grado di scegliere per noi. Il bene o il male...
Per Tizi, coraggio!
Janas, è vero ormai siamo nel surreale, l'ho detto tante volte.

Ed ora eccovi un intervento di qualcuno che mi ha mandato una mail.

"Che la mafia fosse, all'inizio, esclusivamente una forma di difesa dei ceti più deboli, non mi convince.
Ho conosciuto personalmente Moro e, ti dirò, non mai pensato si trattasse di un grande patriota.Va beh che erano gli anni della contestazione, però...
Non solo l'Italia, ma qualunque altro Stato, sempre, "serve" alla classe politica dominante ed ai centri di potere economico che, a loro volta, si servono della classe politica.
Nella divisione vagheggiata dal tuo amico (Luciano) manca la Campania. Pensa di annetterla al Burundi?
Quanto all'Italia dei Comuni, è facile ribattere che quella era un'altra epoca, dove anche il più piccolo Comunello si reggeva da sé, aveva un'economia autosufficiente, non basata sul petrolio e non succube di tutti gli svantaggi della globalizzazione.
Oggi (noi lo sappiamo bene, purtroppo) la stragrande maggioranza dei Comuni, soprattutto quelli più piccoli, sta affogando nell' illegalità e nei debiti sommersi. Tempo un paio d'anni e dovranno tutti dichiarare il dissesto.
Poi, scusatemi tanto, ma credete veramente che se i lombardi o gli abruzzesi o i marchigaini, avessero voglia di vivere in un paese civile, non avrebbero già dimostrato, con i fatti, il loro senso di responsabilità?
A mio avviso, non c'è alcun bisogno di formare quattro staterelli, non avrebbe alcun senso. Anzi, sarebbe un po' come ripetere l'errore dell'istituzione delle regioni, cioè servirebbe solo a creare altri centri di potere, altre spese, altre clientele. Ricordo ancora i discorsi di Malagodi contro l'istituzione delle regioni, ma forse mi confondo, perché all'epoca ero una ragazzina e non mi occupavo di politica.
Caro Rob, non è che ti sei fatto incantare dai leghisti e te ne vai in giro con la cravatta verde? (mi è ancora consentito scherzare?)
Magari non ho capito niente di quel post, chissà, forse rileggendolo potrei trovarci qualcos'altro.
Poi, in tutta franchezza, sulla questione della legalità, non siamo riusciti nemmeno a sensibilizzare una categoria professionale di livello culturale medio-alto (i segretari comunali e provinciali n.d.r.), che di mestiere mastica il diritto costituzionale ed il diritto amministrativo ed è chiamata a garantire il rispetto delle regole, figurati che speranza puoi avere di svegliare le coscienze di una platea variegata e abbastanza distratta.

Intanto ti mando questa lettera inviata a L'Espresso, che te ne pare?

La differenza tra un italiano e un terrone spiegata all’università
Scrivo per raccontare una vicenda successami oggi (15 aprile 2008).
Mi chiamo Elena, ho 23 anni, sono laureata in matematica all’università La Sapienza di Roma; sto frequentando la Specialistica in Ingegneria Matematica presso il Politecnico di Milano.
Oggi ero in aula, erano le 14:00 del pomeriggio, attendevo l’inizio della mia lezione, leggevo il giornale con i risultati (sconcertanti) delle elezioni di questi giorni; ed ecco che un ragazzo (mio coetaneo) sale sulla pedana della cattedra e davanti ad una platea di circa 30 persone (tutti uomini, la mia facoltà è a dominio maschile) sentenzia:
“Ragazzi, allora un attimo di attenzione; oggi vi spiegherò la differenza tra un italiano e un terrone”.
Io in silenzio sconcertata; la classe in tripudio.
Aspetto, mi dico di non partire prevenuta, di stare ad ascoltare, potrebbero essere le solite battute alle quali, oramai da due anni, non si scappa; che con leggerezza ti rivolgono e che con altrettanta leggerezza devi accettare (”Roma ladrona”, “Milano produce, Roma spreca”, “Milano capitale economica e morale d’Italia” ecc ecc.).
Il ragazzo persevera: “Dicevamo, il terrone, miei cari, è il tipico uomo bassottello, grassoccio e decisamente sporco.”
Dal fondo urla un voce d’uomo indistinta: “Olivastro, dimentichi olivastro.”
“Vero”, si scusa l’oratore, “Decisamente OLIVASTRO”.
Queste parole e il tono che sta assumendo la beffa cominciano a spaventarmi.
Non capisco il confine del gioco.
Uno di loro dice sottovoce ad un altro:”Oh, anche lui ha votato Lega vero?”
L’altro annuisce con fare fiero.
Continua il ragazzo alla cattedra: “Il terrone è caratterizzato da un atteggiamento tipicamente parassita ed è per questo, miei cari, che vi invito semplicemente a tracciare una linea sulle varie cartine dell’Italia. Una semplice linea di demarcazione”.
A questo punto schizza con il gesso uno stivale sulla lavagna e traccia con fare deciso una linea orizzontale all’altezza del Po’.
Ovazione. Urla e applausi.
Resto lì ancora incredula e mi balza alla mente la scena del film “La vita è bella”.
Benigni sulla cattedra con la fascia di sindaco in mezzo alle gambe e il suo beffardo sproloquio sulle caratteristiche della razza ariana.
Ricordo che, quando avevo visto “La vita è bella” per la prima volta, avevo immediatamente notato come Benigni mettesse l’accento sul fatto che certe idee, apparentemente bizzarre (come le superiorità fisiche della razza ariana), si erano diffuse in modo, potremmo dire, “proverbiale”, quasi come facessero parte di una cultura popolare, un modo di dire, un qualcosa di semplice che passa di bocca in bocca, una battuta scherzosa o un gioco tra amici, che alla fine diviene scontato, di dominio pubblico e indiscusso.
Ma è su questo tacito passaparola, quasi burlesco, che si sono fondate, successivamente, leggi e le loro tragiche conseguenze che segnarono un solco profondo e violento nel secolo scorso.
Torno a casa con la paura di aver assistito a una di questi simpatici “moti proverbiali”; porto sotto braccio il mio giornale che decreta milioni di voti alla Lega.

Nikita ha detto...

La lega con il suo fare provocatorio, ho saputo cavalcare il malcontento della gente facendo leva sulle emozioni, sempre forti quando si è in una situazione economicamente difficile, come quella che stiamo vivendo. Politicamente parlando non è nè di destra (anche se con questa si apparenta) e neppure di sinistra, bensì attraversa la poitica dal centro verso la periferia, rappresentando coloro che non si sentono molto politicizzati a livello ideologico, ma certamente molto defraudati a livello ecomonico. Il problema della sicurezza,sempre più sentito, le conidizioni economiche precarie, spingono verso la ricerca di una causa, di un colpevole. E chi, meglio degli "extra" può incarmare questo pericolo? Questo distra da quelle che sono altre questioni, magari ugualmente o forse più importanti. La divisione dell'Italia in Regioni-stato provocherebbe una migrazione interna difficile da prevedere.
Il nostro paese nonè la ex Jugoslavia, dove l'unità dello stato era stata imposta e non esisteva una vera unità nazionale. noi siamo uno stato-nazione e non solo una nazione dentro uno stato. Questo ci obbliga a fare i conti con quella interdipendenza che rode tanto ai leghisti, ma con la quale dobbiamo misurarci.
Garibaldi sarà pur stato un mercenario, ma senza di lui ora saremmo come una casa senza il tetto, le porte e le finestre. Casa Italia ha bisogno di tutte le sue rregioni per esistere. La lega obbliga tutti a fare i conti con quello che siamo, cioè un paese che ha bisogno di ritrovare un suo "centro di gravità" che può anche trovarsi a Venezia piuttosto che a Roma...perchè, ...Così è,se vi pare!

Nikita

Kniendich ha detto...

Rob, al di là delle idee ironiche espresse, volevo puntualizzare che non si tratta di essere bruni, biondi, o con i baffetti o che so io... piuttosto il siciliano è vittima di un comportamento assolutamente "genetico" dove per genetico intendo tramandato di pade in figlio, fino a caratterizzare una intera regione, che lo spinge a vedere le cose importanti della propria vita, in un modo differente rispetto a chi per esempio è nato a Torino.

Mi spiego meglio...

Non so se tu hai avuto modo di conoscere approfonditamente qualche siciliano o meglio stare in Sicilia per qualche mese... bene caro Rob, noterai che nessuno fa bene il proprio lavoro... in genere qui negli uffici pubblici "si tira a campare" niente è un problema per loro e tutto è risolvibile.... ma da domani, perchè oggi il collega è a casa... mezzi pubblici perennemente in ritardo... gli impiegati esterni del comune, tipo giardinieri o/e spazzini li vedi a passeggiare con sigaretta e caffè alle 10 del mattino... impiegati regionali che ti entrano in negozio alle 9 per uscirne con i sacchi pieni alle 11, telefonando ogni 15 minuti per informarsi se il superiore è entrato a controllare...

Rob, cosa vuoi che ti dica... quando intendo che è un comportamento genetico.. intendo andare al di là degli occhi neri... ma intendo confermare che qui è da sempre così e per di più che è un comportamento purtroppo che si tramanda da secoli.. c'è lassismo, menefreghismo.... lasciati servire da chi come me purtroppo in Sicilia ci abita e constata sulla propria pelle le inefficienze di una regione allo sfascio...

Non venirmi a dire che in tutta italia è così, Rob, perchè ho viaggiato spesso, ho parenti in Lombardia e so come funzionano le cose altrove...

Il siciliano è geneticamente menefreghista, maleducato e poco professionale e costituisce un peso per il resto dell'Italia produttiva...
il Federalismo sarebbe una manna per voi del nord e una tragedia per il sud, ma almeno così "la magna graecia" imparerebbe forse dai suoi stessi errori... finalmente...

Comunque, relativamente al discorso dei terroni... nessuno può negare che questo comportamento parassita in Sicilia è diffuso... i siciliani sono la causa del loro stesso male.. non possiamo lamentarci..

Con la cordialità di sempre, Rob..

Ti abbraccio..

rob ha detto...

Kniendich: allora con il termine "geneticamente" tu vuoi intendere culturalmente. Ok, però ammetterai che non è corretto generalizzare come al solito. Magari ci sarà una buona percentuale che si comporta bene, che lavora bene e che soffre della situazione. Mentre lo scrivevo mi è venuto in mente il passo della Bibbia della distruzione di Sodoma e Gomorra... ci saranno 100 saggi...
Conosco bene la realtà del sud e conosco bene i meridionali che vengono a lavorare al nord. Gente concreta, positiva, capace di lavorare 12 ore al giorno e di fare bene, molto bene.
Ma giù no. Non è possibile, forse è l'aria, forse l'acqua, c'è un virus. Giù le cose non devono funzionare, ci deve essere sempre il signorotto che ti deve risolvere il problema, trovare lavoro, fissare l'appuntamento per la visita medica urgente, perchè poi, in cambio, ti chiederà qualcosa. Il voto, soldi, la connivenza, il silenzio...
Che tristezza!
Grazie a te per i tuoi interventi, anche se dissonanti, a volte, ma sempre graditi, ricordalo.
Un abbraccio.
Rob

rob ha detto...

Nikita: in buona parte la penso come te.
Per me l'integrazione, la globalizzazione ed il mesolamento delle culture deve essere visto come un arrichimento. La secessione, la separazione ed anche il federalismo (lasciatemelo dire!) sono scelte di egoismo.
E' chiaro, però che chi arriva da altri paesi italiani o stranieri ha l'obbligo di rispettare regole, leggi e cultura di chi li accoglie.
Per esempio, io stigmatizzo quei genitori muslmani (marocchini credo)che hanno contestato il mediatore culturale che nella scuola italiana frequentata dai loro figli voleva, giustamente, far capire che, prima delle regole della Sharia e del Corano, vengono le regole della Costituzione Italiana!
Rispetto il Corano, la Bibbia, il Vangelo e qualsiasi altro testo religioso, di qualsiasi religione, ma l'Italia è uno stato laico, per fortuna!

JANAS ha detto...

ma allora tutti quei lavoratori che hanno fatto la ricchezza e sono stati le braccia del nord da dove venivano?
...ma allora...visto che non bisogna assistere i paesi meridionali che devono cavarsela da soli..cos'è tutto questo assistenzialismo per l'alitalia?

ma allora la situazione a Napoli... è solo un problema della Napolanità non è mica colpa del governo di sinistra?

Del resto chi è Pirandello ..un siciliano, Giovanni Verga Vincenzo Bellini Nicolò Buttafoco Napoleone Colajanni Don luigi Sturzo tutti geneticamente siciliani...l'elenco sarebbe molto lungo e di gran Cultura!

Kniendich ha detto...

Janas, noi abbiamo idee assolutamente diverse... che non convergeranno mai in una direzione unica nemmeno se lo volessimo...

Vedi Janas, i grandi personaggi del passato che sono nati e vissuti in una terra, qualunque essa sia, hanno giustamente dato lustro al posto da cui provenivano, questo fa parte della cultura umana, e visto che tu hai citato Verga e Pirandello, nella fattispecie siciliana.
Ma non è che adesso dobbiamo coprirci gli occhi e in virtù di questi ottimi esempi fare finta di non vedere come stanno le cose, perchè si scade nel qualunquismo.

Io non so tu da che parte d'Italia scrivi, Janas, ma se ti capita di venire in sicilia, cerca di restarci tanto da non sentirti una turista, osserva la vita di tutti i giorni, entra nelle agenzie delle poste, banche, uffici, insomma vivi e renditi parte della società siciliana come adesso mi trovo ad essere, purtroppo, io. Forse solo allora capirai che il mare, il sole, e tutto ciò che la Sicilia offre di buono NON e sottolineo NON riescono da soli a compensare tutto il marcio che DEVE restare quì per volontà anche di qualcuno... neanche pensando ai grandi del passato come Pirandello e Verga...

Ho sempre creduto che dare aiuti concreti alla Sicilia, significasse permettere che le cose restino SEMPRE così, permettere che la gente possa cullarsi della pietà del resto d'Italia e continuare a fare esattamente quanto facevano prima i loro padri... IO da SICILIANO MI VERGOGNO di questo modo di pensare, e sono convinto che se un giorno la Sicilia, e il meridione tutto, vengano lasciati in balia di loro stessi, solo allora si potrebbero vedere i risultati, solo allora si vedrebbero i cittadini lavorare con tutto l'amor proprio necessario a permettere una crescita economica e una miglore educazione sociale.

Non è questione di generalizzazione, piuttosto mi rendo conto che le persone che quì la pensano come me e cercano di fare il proprio dovere nel migliore dei modi, sono una minoranza assolutamente insignificante, coperta del tutto da milioni di siciliani che invece iniziano la giornata gettando l'immondizia per la strada, finendo poi per mandarti a quel paese quando gli fai notare che il figlio col suo motorino alle 3 del mattino non si può permettere di fare casino perchè c'è gente che l'indomani lavora sul serio...

Prova tu Janas, ad andare in posta la mattina e trovare un "guappo" che tiene il turno di chi deve entrare prima e chi dopo, solo perchè "è suo amico.." e poi sappimi dire, Janas, quanto per te contano Pirandello e Verga dopo maleducazioni del genere..
Ti dico un'ultima cosa... il siciliano è davvero libero di esprimere la sua capacità SOLO quando esce dai confini di questa isola maledetta, per questo tutti i lavoratori siciliani al nord lavorano per 4, perchè sanno che lavorare al nord significa fare parte di un meccanismo dove ognuno deve fare bene il proprio dovere, e tutti lo fanno... quì c'è il disagio di sembrare professionali, quasi una sorta di "vergogna" che si prova sentendosi osservati da colleghi menefreghisti... ecco perchè tutti i lavoratori del sud hanno fatto la ricchezza del nord, perchè il nord lo ha permesso con la sua educazione sociale e culturale...

Grazie Rob per la tua ottima ospitalità...

Ti abbraccio...

Nikita ha detto...

@Kniendich. ..mi sa che questa volta sono d'accordo con te...ma in un punto mi sento di dissentire. La sicilia ha la sfortuna di avere cattive abitudini fatte di mancanza di senso di appartenenza, o meglio , con un senso di appartenenza alo stato sbagliato. Si è convinti che non si possa fare niente, che così è e così sarà pre sempre, quindi tanto vale adeguarsi e tirare avanti senza rpovare a cambiare le cose. Ma qualcuno ci prova a cambiare le cose, pochi forse, ma sempre una speranza da coltivare. Anche se nn vivo in sicilia, conoscono le associazioni antimafia, le piccole realtà di recupero sociale dei giovani, di preti e laici che sono in prima linea. A queste persone dobbiamo dare il nostro sostegno, a loro lo stato-nazione deve dare i mezzi e gli strumenti per crescere e provare a cambiare una società che è anceh quella che descrivi, mio caro amico. Certo, se te ne vuoi andare non ti biasimo, magari farei anch'io lo stesso se vivessi lì,m a per quanti vogliono restate e provare a cambiare le cose, il federalismo è probabile che sia sinonimo di abbandono. alcuni uomini politici hanno già sulla coscienza Falcone e Borsellino per averli lasciati soli, proviamo a non lasciare soli i siciliani che voglio cambiare le cose anche noi ,con il voto a partiti dalle idee secessioniste.
Nikita

rob ha detto...

Ricevo con molto piacere e con altrettanto piacere inserisco il commento dell'autore dell'articolo iniziale, Luciano Luongo.
Ricordo a tutti però che potete inserire i vostri commenti direttamente, senza problemi, basta avere una casella di posta hotmail o altra riconosciuta da google.

Caro Roberto,

vedo con piacere che il mio spunto è stato apprezzato e si è aperto un interessante dibattito.

Bene.

Era quello che volevo perché sapevo che il tuo “pubblico” è sveglio.

Sveglio e civile. Mi piace il tono del dibattito.

La penso diversamente da diversi dei tuoi interlocutori e ora spiegherò perché. E’ ovvio avere idee diverse: ci aiuta a migliorarci tutti.

Ma c’è un intervento che mi ha infastidito, invece, perché inquadra già in un ambito che non è quello che chiaramente si legge dalle mie righe.

L’intervento che mi ha infastidito è quello che hai riportato tu e nel quale si dice che ho dimenticato la Campania e che io “vagheggio”. (sorvolo sul fatto che aldo moro non sia stato un patriota)

La parte finale del mio intervento (in cui disegnavo nuovi stati) non era un decreto legge. Voleva solo far riflettere sul fatto che i territori devono avere una omogeneità di valori, di idee di cultura. Per questo ritengo che occorre restituire dignità e unità ai popoli, laddove non si è riusciti a farlo in ambiti più vasti.

La Campania è parte integrante del sud e non del Burundi. Io non giudico un paese, una regione, dal suo Pil.
Leggo in quella battuta grande disprezzo (oltre che per il bururndi) anche per il sud. Nel burundi forse vive gente più felice che in Lombardia.

Il tuo interlocutore non ha capito la cosa fondamentale della mia provocazione: il fatto che al contrario della pubblicistica e della ideologia imperante oggi (ideologia in senso marxista: cioè falsa coscienza di se delle classi sociali) il sud ha tutta la forza per essere almeno pari al nord. Inoltre io non faccio una graduatoria tra popoli, valori e idee sulla base della ricchezza di cui dispongono. E Io credo che il sud ha dei valori (nei quali mi riconosco io: al tuo interlocutore vorrei far notare che il mio cognome è indiscutibilmente campano) che, seppure diversi dal nord, non sono secondi a nessuno nel mondo.

Di fronte ad un paese, l’Italia, che in 150 anni non ha saputo superare difficoltà e ritardi, l’idea che qualcuno supponente oggi propone, di dividerlo, non dovrebbe spaventare i meridionali.

Ripeto che l’Unità d’Italia ha colpito soprattutto il sud e l’ha dissanguato di 6 milioni di persone. Oggi sul corriere ci sono due notizie interessanti.

Nella prima si parla del fatto che è ripresa forte l’emigrazione dal sud al nord.

L’altra è la drammatica storia di una coppia di genitori meridionali trapiantati nella città più ricca d’italia a cui hanno tolto i figli. Loro dicono oggi che tutto ciò accade perché meridionali.

La cultura che oggi Mediaset, ma anche qualche tuo interlocutore di fatto avalla anche se dice di criticare, è quella che il capitalismo ci ha inculcato: “Soldi e benessere (sic!) sono il metro di giudizio della societ”. Non è così!

Il senso del mio intervento è proprio che il sud avrebbe da guadagnare dall’Italia divisa più del nord. Indiscutibilmente. Mi è piaciuto quello che hanno scritto in alcuni degli interventi chi faceva notare alcune capacità del sud. Io ricordo che i Florio di Palermo erano il più grande cantiere italiano. Che la cultura italiana era Napoli. Che anche oggi i migliori manager italiani (da Marchionne a Romiti, da Sabelli a Stanca e potrei continuare all’infinito) vengono dal sud. Nonostante il saccheggio piemontese e quello spagnolo prima. Vorrei ricordare la bellezza del sud (da Taormina a Vieste, da Sorrento alla Maiella). Vorrei ricordare le qualità della Toscana, l'arte da Firenze in giù. Lecce e Roma. I cibi e i vini. Gli stilisti (quasi tutti meridionali) e gli attori (idem).

LA SMETTIAMO DI CREDERE CHE SIAMO DEBOLI?

E non sono per niente d’accordo con il tuo simpatico amico siciliano: sarà un caso che la Sicilia si è peggiorata quando dal Governo centrale hanno sempre “legittimato” i siciliani peggiori????



Se in una coppia il vostro partner vuole divorziare voi cosa fareste?

Io accetterei perché ho una mia dignità.

Hanno creato invece il “mito perfetto”. Prima hanno conquistato il sud, lo hanno depredato e ora fanno anche sembrare che il meridione sia la “palla al piede” del nord. Meraviglioso.

A noi meridionali (ma anche a toscani, umbri ecc.) che abbiamo studiato corre un obbligo. La capacità di autocoscienza. La capacità di svelare questo grande inganno, tipico dei poteri forti.


Dividiamo l’Italia. Chiediamolo noi meridionali. Perché non invidiamo nulla agli altri.

Kniendich ha detto...

La Sicilia va vista dal di dentro, solo allora ne puoi parlare, nessuno al mondo è in grado di capire questa terra solo dai libri di storia o dagli articoli dei giornali... bisogna viverci e al contempo analizzare le situazioni... e soprattutto non giova a nessuno nè tantomeno alle pochissime persone che qui fanno il loro dovere, parlare e recensire ( non uso il termine giudicare, volutamente..) in termini di capitalismo o sfruttamento... I SICILIANI VANNO EDUCATI AL DOVERE CIVICO E MORALE PER RISOLVERE I LORO PROBLEMI, e a nulla valgono le parole e le critiche...

Gli atteggiamenti dei siciliani, le parole che dicono e non dicono, gli sguardi, gli ammiccamenti, fanno di questo popolo un popolo coeso solo nella furbizia, nella cultura del "io sono più furbo di te, e mentre tu lavori io riesco a fotterti.."

Insomma io da pseudo siciliano ne ho le tasche piene di tutto questo vittimismo nei confronti di questa terra... basta... non è con la pietà che si affronta la Sicilia... ci vuole polso, pugno duro, determinazione e potere... come pensate altrimenti che Falcone e Borsellino abbiano potuto fare quello per cui sono diventati loro malgrado, famosi?

La Sicilia non è vittima, e prima lo capiamo.. prima le evitiamo di divenire il carnefice dell'Italia che lavora...

JANAS ha detto...

kniendich tu ami molto la Sicilia...per quanto la detesti..tu la ami e questo già, ti pone in un piano a me più simpatico...nonostante le abissali differenze nel modo di pensare!
io vengo dall'altra isola...la Sardegna..anche lei con tanti limiti!
ora sto nella capitale, e per il lavoro che faccio, mi trovo spesso negli uffici pubblici! e ti posso assicurare che le cose che tu racconti in Sicilia, che tanto ci fanno imbestialire avvengono anche qui! I primi tempi osservavo indignata e spaesata, proprio perchè ho, e voglio avere un approccio corretto e rispettoso di tutto e di tutti; poi ho imparato ad esigere altrettanto rispetto non sottomettendomi a strani meccanismi di privilegio ne a mio favore ne a favore di altri; ci vado per uffici pubblici, a volte li contatto in ogni parte d'Italia per lavoro..e ovunque posso assicurarti trovi l'imbecille (non solo in Sicilia) e quello che non ha voglia di far niente, oppure la persona super disponibile oltre il dovuto!!
Vedo vedo e come certe realtà...
sono diffuse ovunque e non solo in Sicilia, potrei farti molte esempi ma non posso scendere nei dettagli..e la cultura del io sono più furbo di te è diffusa in tutta Italia, o forse vuoi dirmi che al Nord non evadono le tasse, non rubano, non prendono mazzette ...ma dai! se vuoi aiutare la tua Sicilia e cambiarla, scusa ma non credo che questo sia il metodo giusto!
Non so da chi ti aspetti le regole che possano cambiare la tua bellissima terra...se è quello che penso io...non mi sembra un grande esempio di moralità!

rob ha detto...

Janas e Kniendich, grazie per i vostri interventi.
Ormai siamo rimasti in pochi creo a voler parlare di queste cose. La gente si assuefatta ad un certo modo di pensare e di agire. Ed è diffuso in tutta Italia, questo modo. Lo ritrovo spesso anche nel nord. Fa parte di un certo imbarbarimento dei rapporti sociali, dell'egoismo sempre più diffuso, mentre quando trovi la persona sensibile ed aperta al prossimo (sempre più rara!) tutto diventa più semplice, più facile, più bello.
Per migliorare il mondo non basta addossare la responsabilità solo alla politica e a chi fa politica, c'è sicuramente anche una responsabilità personale ed individuale di tutti.
Invece siamo sommersi dall'egoismo e anche le varie religioni che predicano sempre di fare il bene (ama il tuo prossimo...) con le chiese, le moschee, le sinagoghe sempre più piene... e tanti pellegrinaggi (ultimo S. Giovanni Rotondo), dovrebbero battere di più su questo tema. Forse c'è qualcosa che non quadra in tutto ciò, vero?