venerdì 11 aprile 2008

IL FUTURO NON E' PIU' QUELLO DI UNA VOLTA.

La frase del titolo del post non è mia.
Mi era stata venduta come un graffito della stazione di Roma, scritto da un'anonima mano giovane e disperata.
Vorrebbe dire che il futuro dei giovani è ipotecato, non è più roseo e sicuro, anzi disperato e tragico. E una società senza futuro è una società morta.
In realtà la scritta compare su diversi muri in Italia, anche a Milano...

Poi, in rete, ho scoperto che è anche il titolo di una raccolta di poesie di un grande poeta americano: Mark Strand.
E questa è una sua bellissima poesia.

A VACANZA DAVVERO FINITA
Sarà strano
sapere infine che non si poteva andare avanti all’infinito,
con quella vocina a ripeterci sempre
nulla cambierà,
e ricordare anche,
perchè allora sarà tutto finito, come stavano
le cose, e come abbiamo buttato via il tempo, come se
non ci fosse nulla da fare,
quando, in un lampo
il clima cambiò, e l’aria lieve si fece
d’una pesantezza insopportabile, il vento straordinariamente
taciturno
e le nostre città cenere,
e sapere pure
ciò che non avevamo mai sospettato, che era qualcosa come
l’estate
al massimo della magnificenza tranne che le notti erano più
calde
e le nubi paravano rilucere,
e perfino allora,
perchè non saremo molto cambiati, chiederci
che ne sarà delle cose, e chi rimarrà a ripetere
tutto daccapo,
e in qualche modo cercare,
ma tuttora incapaci, di sapere cosa davvero
sia andato storto del tutto, o come mai
stiamo morendo.

Nessun commento: