domenica 27 gennaio 2008

La Libertà non ha prezzo. 3 Capitolo, il diario di Ernesto.


14 settembre 1943.
Scrivo rinchiuso nella tradotta, che altro non è che un vagone merci piombato.
Siamo almeno un centinaio, se non di più, e credo ci siano almeno una quindicina di vagoni pieni di commilitoni, su questo treno. I tedeschi ci hanno preso a tradimento, questo è sicuro. Se avessimo avuto il tempo di capire, se qualcuno ci avesse parlato chiaro, se i nostri comandanti non fossero scappati prima, forse avremmo potuto reagire in qualche modo. Non era questo quello che ci aspettavamo da loro. Il discorso di Badoglio io non l'ho ascoltato, ma mi hanno detto che, dopo aver annunziato che era stato firmato un armistizio con gli alleati anglo-americani, ha anche detto che le forze italiane avrebbero dovuto reagire agli eventuali attacchi da "qualsiasi provenienza".
Ma di cosa stava parlando? La verità è che ci hanno lasciato allo sbaraglio dei tedeschi, i quali erano già preparati, avevano già deciso cosa fare.
Infatti, sono venuti al caposaldo di Fiume mentre io non c'ero ed hanno catturato tutti i miei soldati. Io ero andato a cena da amici civili italiani e quando sono ritornato non ho trovato nessuno. In quel momento ho realizzato cosa era successo.
da due giorni vedevamo alcune staffette tedesche che arrivavano vicino al cancello del caposaldo e poi tornavano indietro con i loro sidecar. Stavano valutando la consistenza della nostra forza.
Avrei potuto anche far finta di nulla e sparire, tornare a casa, dismettere la divisa che avevo tanto agognato assieme a Sergio. Invece, andai a chiedere spiegazioni al collega ufficiale tedesco presso il loro campo e dissi che volevo seguire i miei soldati dovunque fossero. L'onore premeva, quel senso dell'onore che era stato inculcato a me e a Sergio in tanti anni di scuola e di racconti familiari. Sergio, chissà dov'era in quel momento? Ci eravamo lasciati con poche parole ed avevamo scarse notizie l'uno dell'altro in quei mesi che erano trascorsi, quasi nella routine di una guerra strana, almeno sul fronte jugoslavo. Qualche scaramuccia con i partigiani di Tito e niente di più, mentre i tedeschi che erano arrivati da poco ci accusavano di essere poco incisivi. La verità è che noi volevamo solo proteggere i nostri confini, non volevamo conquistare nulla e nessuno. Solo una volta avevo visto la morte in faccia, quando i tedeschi avevano appeso a testa in giù tre "banditen", così li chiamavano loro, sulla piazza del paese e la cosa non mi era piaciuta per niente.
Eravamo chiusi nel vagone da più di due giorni senza mangiare e con pochissima acqua. L'ultima acqua che avevamo potuto prendere alla stazione di Verona, quando ci avevano scendere dal treno, sorvegliati a vista. C'era una fontanella sul marciapiedi della stazione e molte donne venivano lì per aiutarci in qualche modo. Chissà forse speravano di vedere i loro figli partiti anche loro come noi per la guerra. Cercavano di prendere i nostri bigliettini che lasciavamo cadere senza farcene accorgere dalle SS, per poi recapitarli alle nostre famiglie. Qualcuno era anche riuscito a fuggire nascosto dietro le loro vesti.
Alla stazione di Verona che ho assistito ad un episodio terribile che poi mi rimase in testa per tutta la vita. Un soldato, non ne conoscevo il nome perchè non era dei miei, si era soffermato a bere più degli altri e un "crucco" -ormai li chiamavamo così- lo aveva apostrofato in tedesco: "schnell, schnell, schweinhund!!" spingendolo in là con il suo mitra. Il soldato aveva continuato a bere e il crucco aveva semplicemente lasciato partire una scarica di colpi, uccidendolo.
Siamo rimasti senza parole, non osavamo fare nulla.
SCredo che in quel momento abbiamo sentito tutto il peso della nostra vergogna, di colpo è stato come se mi fossero passati dieci anni di vita. Mi sono sentito vecchio, impotente e vigliacco.
Siamo saliti sul treno in silenzio e per tutto il giorno eravamo come annichiliti. Saremmo mai più tornati da quel viaggio?
Ora siamo qui, in mezzo ai nostri escrementi, ad aspettare l'arrivo. Si arriverà da qualche parte prima o poi.
18 settembre 1943. Ci siamo, ci hanno fatto scendere ed ora siamo rinchiusi in un campo che si chiama Stalag XB/350. Siamo riusciti a sapere che si trova a Sandbostel-Bremervorde, nel nord della Germania e, sempre da quelli che sono già internati, abbiamo saputo che si tratta solo di un campo di transito. La voce che corre è che ci porteranno in Polonia. Inoltre, il comandante del campo ci ha comunicato con l'ausilio di un interprete, che non siamo considerati prigionieri di guerra, in quanto traditori, ma solo internati militari, IMI (Italienisch Militar-Internierten) senza protezione della CICR (la Croce Rossa Internazionale)e senza ogni garanzia giuridica della convenzione di Ginevra, dunque eravamo avvisati, chiunque avrebbe tentato di fuggire sarebbe stato passato per le armi senza pietà.
Per tutti coloro che invece avessero dichiarato la loro volontà di tornare a combattere gli alleati sotto la bandiera della Repubblica sociale e l'invito era rivolto soprattutto a noi ufficiali, ci sarebbe stato un trattamento di favore.
Sarebbero stati immediatamente rifocillati, rivestiti e rispediti su un treno militare in Italia.
Eravamo schierati sul cortile del campo e ci guardavamo negli occhi l'un l'altro e fu come un lampo: il NOOO!!! riecheggiò per delle ore nel campo, nessuno disse di si alla RSI. Avevamo in pochi minuti preso la decisione della vita, dopo anni di fascismo e di condizionamenti psicologici più o meno inconsci, anche quelli di noi più fanatici avevano realizzato e capito in pochi giorni dove stava la verità.
Non potevamo tornare con i fascisti dopo quello che avevamo visto, sentito e vissuto in quei giorni.

6 commenti:

Kniendich ha detto...

Sul Sole 24 di oggi, c'è un articolo sul popolo musulmano che ha recepito gli insegnamenti di Hitler e sta rivolgendoli verso l'occidente tutto... naturalmente riassunto in due parole non rende l'idea, ma ugualmente ti chiedo, vale la pena di integrare a tutti i costi un popolo del genere nella nostra cultura???

Ti abbraccio

Nikita ha detto...

(da una storia vera.)Esame di biologia, parte monografica sull'evoluzione umana, primo anno di università:
"signorina, mi dica qual'è stata la prima grande conquista dell'Homo Sapiens Sapiens?"
La signorina in questione, risponde: "dunque...la capacità di conservare il fuoco!"
E il prof. (che poi ho scoperto essere solo un'assitente). NOOOOO! E' stata la capacità di viaggiare! E'stato il primo viaggiatore della storia!"...
Da quando quell'Homo Sapiens ha attraversato a piedi l'Africa dove era nato, per raggingere il Mediterraneo e poi l'Asia, di tempo ne è passato tanto. Le migrazioni sono continuate e le genti si sono mescolate, i piccoli Hitler hanno continuato a nascere in ogni parte del mondo e i grandi Mandela e Ghandi a predicare la tolleranza, il rispetto reciproco, la non violenza, è la laicità(questa è mia).La convivenza culturale è la necessaria conclusione del lungo viaggiare di quel primo Homo Sapiens Sapiens , così come è necessaria la conoscenza reciproca, perchè la mancanza di conoscenza porta al buio della ragione.

Nikita

PS: ...poi l'esame l'ho passato con 28/30.

Nadia ha detto...

Ciao Rob...
E questo è solo il terzo capitolo, un altro capitolo che lascia l'amaro in bocca e che ci sbatte in faccia realtà accadute e vissute. Realtà che ancora oggi certi paesi vivono sulla loro pelle, una realtà che non cesserà mai d'esistere...purtroppo.
Che tristezza...sig!sig!
Un abbraccio caro Rob...

Kniendich ha detto...

Ciao Nikita... complimenti per il voto...

Io sono assolutamente d'accordo, ma ti invito a leggere questo articolo di cui purtroppo non ho un link da suggerirti... è sul 24 di oggi...
Dico solo che proprio per evitare simili assurdità vanno CAPITI E RAZIONALIZZATI i flussi migratori, proprio per continuare a ricordare UNA SOLA STORIA accaduta 60 anni fa ... non due....
E' brutto spesso, dire quel che si pensa, quanto allo stesso tempo necessario...

Ciao Rob

Lara ha detto...

Rob, tra poco potrai pubblicarlo questo tuo scritto.

Me lo auguro: c'è sempre bisogno di qualcuno che racconti realtà passate e presenti, nel loro orrore.

E tu sai scrivere proprio bene.

Ti abbraccio.

JANAS ha detto...

ciao rob... è un piacere venire a leggere i capitoli successivi, continua così che noi ti seguiamo passo passo!!